Il prossimo anno segnerà il centenario della morte di uno dei più grandi rivoluzionari della storia: Lenin. I pellegrinaggi al cospetto delle salme non fanno per noi; pensiamo che il modo migliore per onorare un grande rivoluzionario sia quello di studiare e conoscere le sue idee.
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Proprio per questa ragione abbiamo organizzato una scuola di formazione il 16-17 dicembre a Milano: una formazione intensiva sull’eredità teorica, di metodi e lotta che, se ripulita e fatta nostra, è una delle nostre lame più affilate. Il compito è tanto urgente quanto complicato dalle calunnie della storiografia borghese da una parte e dalla stortura grottesca di quella stalinista dall’altra.
200 compagni da 24 città hanno partecipato a questo evento, fra cui tantissimi giovani compagni che si sono uniti a noi negli ultimi mesi, a questi si sono aggiunti un centinaio di compagni che hanno seguito le dirette streaming, che hanno raggiunto già centinaia di visualizzazioni.
Sono stati due giorni di discussioni intense, con riunioni plenarie e commissioni in parallelo, alcune delle quali sono già disponibili ai link che sono in questo articolo, mentre le altre le metteremo a disposizione nei prossimi giorni in formato audio e video.
Il contributo al marxismo di Lenin. Una biografia politica
La plenaria del sabato mattina introdotta da Alessandro Giardiello è stata dedicata a fornire una biografia politica di Lenin, attraverso i contributi che di volta in volta ha fornito all’elaborazione della teoria marxista e della costruzione del partito, uno strumento che ha saputo riorientare man mano che le condizioni concrete cambiavano, fin dagli albori nella fase pionieristica dei circoli operai fino a conquistare le masse nella Rivoluzione d’Ottobre.
Il “Che fare?” e oltre. Lenin sulla costruzione del partito
Il compito della costruzione del partito rivoluzionario è il primo di ogni militante. La discussione “Che fare e oltre. Lenin sulla costruzione del partito” introdotta da Serena Capodicasa, ha spiegato come le elaborazioni del Che fare, nate nel contesto della battaglia ideologica contro l’economicismo, pongono concetti fondamentali per la costruzione del partito, come la necessità di subordinare la lotta economica alla lotta politica per liberare i lavoratori non solo dallo sfruttamento economico, ma anche nazionale e politico, così come di un’organizzazione nazionale e internazionale, di un giornale come organizzatore collettivo, e del metodo del centralismo democratico (“massima libertà nel momento della discussione, massima unità nel momento dell’azione”). Si è però anche discusso di come Lenin abbia sempre saputo adeguare e subordinare i metodi organizzativi ai cambiamenti delle condizioni concrete per saper connettere di volta in volta il partito con le masse, a partire dai settori di avanguardia.
La teoria dello Stato
La commissione sulla teoria dello Stato introdotta da Franco Bavila ha affrontato l’elaborazione di Lenin sullo Stato, a partire dal libro “Stato e Rivoluzione” in cui Lenin, partendo dalle idee di Marx ed Engels nello spiegare il carattere oppressivo e di classe dello Stato, – che è un mezzo della classe dominante per mantenere il potere con la violenza -, spiega che in un passaggio sano verso una società socialista i lavoratori sono sempre più coinvolti nella gestione della vita collettiva, in modo che lo Stato vada progressivamente a estinguersi. La visione dello Stato di Lenin non ha niente a che vedere con l’enorme apparato burocratico dell’URSS staliniana o con lo spietato strumento di un tiranno: proprio per questo è uno dei punti spesso più distorti del suo pensiero, ed è necessario fare chiarezza.
La questione nazionale
La commissione introdotta da Roberto Sarti è stata dedicata alla questione nazionale, un tema centrale nel contesto della Russia zarista, “prigione di popoli”, sul quale Lenin ha sviluppato delle idee che oggi sono fondamentali per prendere le posizioni corrette sui recenti sviluppi in Palestina. La Russia zarista comprendeva infatti un enorme numero di nazionalità e popoli oppressi. Lenin, pur restando saldo sul principio dell’internazionalismo e della necessità di una federazione internazionale di paesi socialisti, tenne sempre come punto fermo il diritto di autodeterminazione dei popoli oppressi e l’adesione volontaria all’URSS come base insindacabile per raggiungere una genuina unità dei lavoratori di tutti i paesi.
Lenin e Trotskij: differenze vere e presunte
Le differenze tra Lenin e Trotskij hanno per lungo tempo fatto parte della campagna di diffamazione dei partiti stalinisti verso quest’ultimo, e non solo mentre era in vita. Nella commissione “Lenin e Trostkij, differenze vere e presunte”, introdotta da Claudio Bellotti, è stato spiegato come molte di queste divergenze furono inventate di sana pianta, mentre altre hanno effettivamente avuto luogo – non in quanto risultato di due posizioni politiche opposte, ma in quanto posizioni che due sinceri rivoluzionari sostennero nel comune intento di guidare le masse verso la vittoria, e su cui spesso giunsero a un accordo in un secondo momento. In particolare, questa commissione ha approfondito come dalla divergenza tra la parola d’ordine inizialmente difesa da Lenin della “dittatura democratica” e la teoria della rivoluzione permanente di Trotskij, i due rivoluzionari si siano trovati uniti sulla necessità della presa del potere da parte dei soviet nell’Ottobre del 1917.
“Rimuovete Stalin” L’ultima battaglia di Lenin
Nell’ultima discussione plenaria introdotta da Alessio Marconi domenica mattina, è stata affrontata l’ultima battaglia di Lenin prima di morire contro la burocrazia rappresentata da Stalin. Le condizioni estremamente dure e l’isolamento in cui si trovò la Russia dopo la Rivoluzione d’Ottobre portarono a misure drastiche, viste come emergenziali, nel tentativo di salvare la rivoluzione. Da queste condizioni materiali nacquero le condizioni per l’emergere di vecchi e nuovi nemici interni. L’ultima battaglia di Lenin è quella contro la burocrazia e il suo campione, Stalin. Per comprenderla la plenaria di domenica si è concentrata sulle politiche della Russia post-Ottobre e sulla lotta di Lenin sempre più aperta contro Stalin e la degenerazione burocratica del partito.
Nelle conclusioni Alessio Marconi ha infine ribadito come questi due giorni di discussione per noi non siano stati un esercizio accademico o un omaggio formale per il centenario, ma un momento fondamentale per affinare le nostre armi teoriche per poi metterle a frutto nella costruzione del partito rivoluzionario, obiettivo a cui Lenin ha dedicato tutta la sua vita militante. Un rivoluzionario muore soltanto quando le sue idee sono dimenticate, e la sua lotta abbandonata. Noi raccogliamo il testimone dei grandi rivoluzionari che ci hanno preceduto, e continueremo a lottare per costruire un partito che non sia una macchina, ma un’unione di idee, militanza, discussioni se necessario anche aspre ma sempre aperte, un organismo vivo, un gruppo coeso di rivoluzionari in grado di rovesciare questo sistema.
E con questo seminario, come sezione italiana della Tendenza Marxista Internazionale, abbiamo segnato un passaggio decisivo del nostro lavoro. L’alto livello delle discussioni così come dell’entusiasmo che si è percepito durante il seminario sono infatti stati un riflesso dell’ottima crescita degli ultimi mesi della nostra organizzazione a partire dal lancio della campagna “Sei comunista? Allora organizzati” che ci ha portato al traguardo che ci eravamo posti l’obiettivo di raggiungere entro la data del seminario: 500 compagni! Al cui annuncio la sala è esplosa in un forte applauso e poi nel canto dell’Internazionale.
Questo seminario è stato dunque passo avanti nel preparare tutti i compagni alle lotte che già viviamo e che non esiteranno a presentarsi, sempre più dure, e che ci troveranno sempre più pronti e combattivi. Avanti, con “audacia, audacia, e ancora audacia”!