La Grecia è uno dei membri più deboli dell’euro-zona. Si è pesantemente esposta e adesso ha raggiunto il punto in cui rischia di non poter più ripagare i debiti. Le cose sono cambiate drammaticamente negli ultimi due anni. Dopo una crescita economica durata 16 anni, nel 2009 l’economia è entrata in recessione con la caduta del 1,6% del PIL, e mentre si vedono segnali di recupero nel resto d’Europa, la Grecia nel 2010 vedrà peggiorare ancora la situazione con una contrazione dell’economia attesa di un ulteriore 1,6%.
La Grecia, come tutti gli altri paesi europei, ha avuto anche lei un boom creditizio, seguito dalla crisi delle banche, con il governo pronto a intervenire per salvarle. Ma questo paracadute economico ha significato per la Grecia un aumento massiccio del deficit che ha raggiunto il 12,7% del PIL, oltre quattro volte più di quanto concesso dalle regole della zona euro. Il debito totale ora ammonta a circa 300 miliardi di Euro.
Questa situazione economica è ciò che ha spinto alla fine a indire le elezioni anticipate l’anno scorso, il cui risultato ha visto Nuova Democrazia essere cacciata all’opposizione governo e il Pasok (Partito Socialista) andare al governo con una grande maggioranza. Votando contro Nuova Democrazia, i lavoratori greci hanno fatto una chiara affermazione politica: ne abbiamo avuto abbastanza delle misure di austerità!
A dispetto di ciò, poco dopo essere stato eletto, Papandreu, il primo ministro del PASOK, ha annunciato drastiche misure economiche nel tentativo di ridurre il deficit. Ha annunciato piani per ridurre del 10% il deficit, che significa misure draconiane che colpiscono tutti i settori dello stato sociale, dall’educazione, alla sanità, alle pensioni. Ma questo non è abbastanza per la borghesia greca. I media capitalisti hanno infatti lanciato una massiccia campagna per fare pressioni su Papandreu e spingerlo a operare tagli ancora più severi.
Questo ha messo il primo ministro “socialista” di fronte a una scelta molto difficile. Quanto aveva annunciato era troppo per i lavoratori, ma non era abbastanza per i capitalisti. Papandreu sta cercando di stare in equilibrio sul margine ormai molto stretto che divide le principali classi sociali. E adesso la pressione è salita ancora, con l’intera Unione Europea che guarda con trepidazione al dipanamento della crisi greca.
Infatti, il problema che affligge le maggiori potenze europee, come la Germania e la Francia, è che la Grecia non è solo parte dell’Unione Europea, ma lo è anche della Zona Euro. Se la Grecia affonda si porterà a dietro tutti i partner dell’Euro.
A meno che la Grecia non riceva aiuti dagli altri membri dell’UE potrebbe soccombere sotto il peso dei suoi debiti e questo metterebbe in serio pericolo la moneta unica.
È passato veramente molto tempo dai giorni in cui l’Euro veniva presentato come una vittoria per il capitalismo europeo. A quei tempo noi spiegavamo che esistevano pressioni contraddittorie all’interno dell’UE, pressioni che avrebbero messo a rischio l’Euro. Nel 2005 facevamo notare che “Hans Eichel, il ministro delle finanze tedesco, e Axel Weber, il presidente della Bundesbank, hanno discusso della rottura dell’unione monetaria”. Affermazioni simili venivano anche dai ministri italiani, che arrivavano a suggerire un ritorno alla Lira. Nel Gennaio del 2001, circa dieci anni fa, e poco prima del varo dell’Euro. Alan Woods e Ted Grant scrivevano che “alla fine, è probabile che l’esperimento dell’Euro fallirà impallinato dalle recriminazioni di ciascuno. Ci sono già indicazioni di conflitto tra gli stati della Zona Euro, visto che ogni governo tenta di proteggere i propri capitalisti contro la competizione esterna.” (The launch of the Euro - Towards European unity? 3 Gennaio 2001). Quando i marxisti spiegavano queste cose erano oggetto di scherno. Come sono cambiate le cose, e quanto velocemente!
Nel periodo del boom economico, tutto sembrava filare liscio come l’olio. L’euro andava spedito e indicava la strada verso un futuro di crescita economica e stabilità….almeno se credevi alle favole che raccontavano i guru dell’UE. Quanto sta avvenendo in Grecia conferma invece quello che i marxisti dicevano allora. Ovviamente, l’euro non crollerà domani mattina. Faranno di tutto per evitarlo, perchè l’alternativa è decisamente peggiore, ma per quanto tempo potranno farlo?
I media negli ultimi giorni hanno dato molto spazio a voci riguardo al fatto che la Germania si starebbe preparando ad organizzare un possibile salvataggio, sostenuta dalla Francia e da altri membri della zona euro…...quelli che possono permetterselo. Infatti paesi come la Gran Bretagna, ovviamente, non faranno parte della “squadra di salvataggio” dal momento che hanno già abbastanza debiti su di sè e non possono caricarsi anche quelli di paesi come la Grecia!
Il fatto è che economie potenti come la Germania non possono permettere alla Grecia di affondare, almeno non finchè avranno le risorse per impedirlo. Ma sono di fronte a un bel problema. Se infatti non agiranno, questo colpirà l’euro al cuore, cosa che avrà un effetto a cascata su tutta l’Unione Europea. Se invece agiranno, come sembra sia l’opzione più probabile da quanto emerge dagli incontri che stanno avvenendo, allora Francia e Germania diventeranno i garanti del credito fornito alla Grecia, cioè si faranno carico del peso del suo debito.
Ciò significa che l’economia tedesca aggraverà i suoi già seri problemi, e dovrà quindi stringere ulteriormente i cordoni della borsa, portando avanti ulteriori misure di austerità. Durante la crisi abbiamo visto lo stato intervenire per salvare il sistema bancario, per paura di un collasso ben peggiore di tutta l’economia. Ora vediamo nazioni piccole e deboli come la Grecia (ma anche la Spagna e l’Italia - non poi così piccoli - e il Portogallo) venire salvati dalle economie più potenti, vero cuore dell’UE. Ma chi salverà i grandi stati quando verrà il loro turno?
Così vediamo come ogni cosa possa trasformarsi nel proprio opposto. L’UE era il meccanismo attraverso cui la Germania poteva ottenere ciò che non aveva ottenuto con due guerre mondiali: il dominio economico dell’Europa. Ora si sta trasformando in un meccanismo con cui tutti i mali economici che affliggono l’Europa vengono caricati di peso sulle spalle della Germania.
Per adesso la Francia e la Germania saranno costrette ad agire e a salvare la Grecia. Ma per quanto potranno continuare? Raggiungeremo il punto in cui questo non potrà più essere fatto e con tutta probabilità vedremo membri della zona euro collassare, magari partendo proprio dalla Grecia.
Se c’è comunque una cosa sicura è che il governo greco dovrà ora attuare tagli pesanti alla spesa pubblica. Papandreu, a Parigi per un incontro con Sarkozy, ha promesso che prenderà “ogni misura necessaria per ridurre il deficit della Grecia” e ha aggiunto che “il programma di stabilizzazione verrà applicato in ogni suo aspetto”.
Tutto questo ha una logica solo se guardato da un punto di vista economico puramente capitalista. È infatti ciò che è necessario per raggiungere la stabilità economica. Il problema è che queste misure produrranno instabilità politica e sociale.
I sindacati sono stati costretti a riflettere la rabbia crescente proveniente dal basso. La classe operaia greca vede infatti il programma di austerità come una dichiarazione di guerra di classe. E oggi vediamo di cosa la classe operaia sia capace. La confederazione che organizza i lavoratori del settore pubblico, ADEDY, insieme con il PAME ( la componente del KKE nel GSEE, la confederazione generale dei lavoratori greci) ha indetto un sciopero generale.
Gli aeroporti sono stati paralizzati, molte scuole sono rimaste chiuse e negli ospedali ha funzionato solo il servizio per le emergenze. Ci sono state molte manifestazioni in tutte il paese con migliaia di lavoratori greci infuriati che hanno invaso le strade. In uno scontro, la polizia ha sparato lacrimogeni contro dei lavoratori della nettezza urbana che stavano cercando di passare attraverso i cordoni formati dai poliziotti.
La crisi del capitalismo comincia a colpire gli anelli più deboli del sistema. La Grecia è uno di questi. Questo mette in evidenza le differenze di classe nella società e mostra ai lavoratori la vera natura del sistema. E l’effetto che sta avendo è quello di una radicalizzazione del pensiero di migliaia di lavoratori e di giovani in tutto il paese.
Per cacciare l’odiato governo di Nuova Democrazia, alcuni mesi fa, i lavoratori e i giovani della Grecia hanno votato in massa per i partiti della sinistra. Se sommiamo i voti del PASOK, del KKE (Partito Comunista) e di SYRIZA (il fronte elettorale guidato dal Synapsismos), i tre partiti di massa della classe operaia greca, vediamo che la sinistra ha ottenuto il 56% dei voti.
Adesso la leadership del PASOK deve affrontare un test, e sarà un test molto amaro. Milioni di lavoratori e di giovani greci vedranno che i leader del partito non hanno un programma per risolvere la crisi che ha colpito il paese. Questo avrà come effetto la radicalizzazione dei lavoratori che hanno votato per il PASOK e aprirà delle contraddizioni nel partito, specialmente nella base. Già prima che tutto questo iniziasse, un settore significativo (più del 12%) ha votato per i partiti alla sinistra del PASOK, il KKE(7,54%) e SYRIZA (4,6%). E anche all’interno di questi due partiti c’è un certo fermento, determinato dal fatto che la base sociale di entrambi i partiti è spinta dalla crisi ulteriormente a sinistra.
Un forte sentimento anticapitalista sta emergendo in Grecia, come persino la BBC e altre importanti agenzie d’informazione non possono evitare di riferire, cosa che indica come un aspro conflitto di classe si stia aprendo nella società. La Grecia, comunque, non è un’eccezione; é solo il paese dove la crisi è più acuta. Questo indica anche infatti quale sarà il futuro prossimo dell’intera Europa. Ciò che vediamo oggi in Grecia, lo vedremo domani in Italia, Spagna, Portogallo, Irlanda e più tardi in tutta l’UE incluse Germania e Francia.
Ci sono ormai le condizioni per una ripresa della lotta di classe in tutta l’Europa.
11 febbraio 2010
Source: FalceMartello