Il Messico è di nuovo in fiamme. Tra venerdì e sabato scorso polizia ed esercito hanno sgomberato violentemente lo Zocalo, la piazza centrale della capitale del paese , che ospitava la protesta degli insegnanti. Il governo borghese di Enrique Pena Nieto vuole imporre una controriforma dell’istruzione.
Tale “riforma” ha tra i suoi assi portanti il processo di valutazione anche retroattiva degli insegnanti, che li trasforma a tutti gli effetti in lavoratori precari, cancellando il concetto di licenziamento per giusta causa. Il tutto all’interno di una logica di asservimento del sistema educativo alle leggi di mercato. Non soddifatto, il governo gha ritirato fuori il progetto di privatizzazione della Pemex, l’azienda statale del petrolio.
Sulla situazione in Messico e sui compiti del movimento, pubblichiamo un articolo di Armando Rodriguez, insegnante e militante di Izquierda socialista, la tendenza marxista in Messico
Giorni decisivi per il movimento degli insegnanti: dall'arretramento alla controffensiva unificata e determinata
La scorsa settimana è terminata lasciando un quadro politico estremamente instabile e contraddittorio. Venerdì c'è stato il violento sgombero del movimento da parte della Polizia Federale e del Corpo dei Granatieri; sabato, il Secondo Incontro Nazionale degli Insegnanti, dove è stato discusso come muoversi nei prossimi giorni; domenica, c'è stata una grande mobilitazione degli studenti universitari in appoggio al movimento degli insegnanti mentre Pena Nieto (il presidente del Messico, ndt) rievocava la farsa secondo la quale ad animare le mobilitazioni non erano lavoratori della scuola, ma indipendentisti.
La settimana era cominciata con un dispiego di forze militari che ha monopolizzato tutta l'attenzione dei mezzi di comunicazione ufficiali e il cui obiettivo era quello di dare un chiaro messaggio intimidatorio al movimento da parte del governo. E questo per la classe dominante dovrebbe rappresentare solo l'inizio. La risposta degli insegnanti deve essere forte, solo così si potrà preparare il terreno a un movimento molto più ampio che costringa Pena Nieto e la sua cerchia di mafiosi nascosti dietro al “Patto per il Messico” a piegarsi di fronte alle mobilitazioni. Le prossime ore saranno dunque decisive per frenare le vere intenzioni dell'oligarchia messicana.
Ciò che è accaduto venerdì 13 settembre allo Zocalo, la piazza centrale di Città del Messico, segnerà più d'una persona. Il governo ha aperto una ferita che difficilmente si chiuderà e ha inoltre riaffermato la sua posizione: la via del dialogo è chiusa. Le istituzioni “democratiche” e “rappresentative” (leggi i politici di tutti i partiti, che in larga maggioranza hanno approvato la riforma dell'istruzione e le leggi annesse), servono solo come schermo per coprire ciò che stanno facendo in realtà un piccolo gruppo di milionari e politici con il cosiddetto “Patto per il Messico”.
Il governo di Enrique Pena Nieto ha dimostrato un enorme disinteresse di fronte alle richieste avanzate. Ha scommesso prima sull'indifferenza; poi sul logoramento, sull'isolamento e sulla demoralizzazione; infine ha usato l'arma della della repressione aperta. Tutti i suoi calcoli hanno però fallito. La base del movimento è stata all'altezza degli avvenimenti, ha resistito e ora è giunto il momento di passare alla controffensiva.
Nonostante Le sue intenzioni e le sue manovre, è un dato di fatto che il governo non ha potuto reprimere il movimento. Al contrario, le manifestazioni di solidarietà e le mobilitazioni dei docenti si estendono giorno dopo giorno in tutto il Paese. La repressione ha avuto il solo effetto di mettere ancora più legna al fuoco radicalizzando il movimento. Il seguito dei dirigenti del SNTE (Sindacato Nazionale dei Lavoratori dell'Istruzione, filogovernativo, ndt) sta crollando, la base li ha superati, perdendo il controllo della situazione, cosa che sembrava impensabile fino a pochi giorni fa.
Anche se i media ufficiali hanno lanciato una vera e propria crociata contro il movimento dei lavoratori dell'istruzione, la campagna di discredito ha ottenuto l'effetto di una polarizzazione ancor più marcata. Tutti questi elementi hanno portato a un punto di rottura: da un lato il governo, che vuole dimostrare la sua forza, dice non c'è proprio nulla su cui negoziare; dall'altro, i docenti, con un movimento in ascesa, dicono che non scenderanno a compromessi finché la riforma non sarà ritirata.
La ribellione dei lavoratori dell'istruzione in realtà rappresenta il sentimento di rabbia dei lavoratori davanti ai soprusi di questo sistema basato sull'ingiustizia e sullo sfruttamento. L'ira accumulata potrà trovare, in poco tempo, sbocchi in altri settori della classe lavoratrice. Il selvaggio sgombero dello Zocalo ha provocato la reazione degli studenti e questo darà un nuovo impulso alla protesta.
Quando gli studenti si muovono, portano con sé la propria logica, le proprie tradizioni e i propri gruppi studenteschi. Tuttavia, la discesa in massa nel movimento da parte degli studenti porterà a una maggiore coesione. Nella nostra opinione, il movimento studentesco dovrebbe avanzare rivendicazioni unificanti che permettano l'estensione del movimento a tutti gli studenti. La manifestazione in appoggio al movimento dei docenti dovrebbe convertirsi in un'offensiva nella quale avanzare le proprie rivendicazioni. In questo senso, pensiamo che scioperi indefiniti nelle università non siano la strada da percorrere. Il dovere dell'avanguardia studentesca in questo momento è informare, organizzare e integrare la maggior quantità possibile di studenti alla lotta, fianco a fianco con gli insegnanti. Gli scioperi di ventiquattro ore dovranno essere decisi in assemblee rappresentative. In tutto questo processo, come detto, gli studenti dovranno avanzare le loro rivendicazioni, soprattutto tutto ciò che concerne la condizione dell'insegnamento, delle infrastrutture e dei finanziamenti alle università.
Molto più importante e complessa è l'unità con gli altri settori della classe operaia. Allontanandoci da qualsiasi posizione fanatica o settaria, dobbiamo comprendere come sviluppare tale processo di unità e, da ciascuna delle nostre fila, lavorare per questa causa.
L'unità non deve essere intesa come un qualcosa di romantico. Ora più che mai l'unità è una condizione indispensabile per rovesciare il governo. Tuttavia, questa unità non verrà da sola ne tanto meno tramite accordi di palazzo. L'unità reale si potrà fare solo sul terreno di una lotta concreta, ben pensata e ben organizzata.
Per migliaia e migliaia di lavoratori in tutto il Paese, la lotta dei lavoratori dell'istruzione è un simpolo di dignità della lotta. Le prossime giornate di questa lotta saranno una grande opportunità per dimostrare a tutti questi lavoratori, che oggi guardano alla lotta con ammirazione, qual'è il cammino da intraprendere: che la lotta è necessaria e che è l'unico modo per riconquistare tutto ciò che i padroni ci hanno portato via.
Sulla scia degli eventi, questa unità è scattata spontaneamente. A Coatzacoalcos c'è stato un corteo di massa capeggiato dagli insegnanti a cui hanno partecipato i lavoratori del settore petrolifero; nel Sud ci sono le basi dell'EZLN e a Oaxaca l'APPO (Assemblea Popolare della Popolazione di Oaxaca) si è riattivato partecipando massicciamente alle proteste contro lo sgombero del venerdì 13.
Anche se questi fatti di per sé sono insufficienti e non significano “unità generalizzata”, danno però prova del fermento che stanno attraversando anche altri settori della classe lavoratrice. Intensificare la lotta e ampliare il raggio delle rivendicazioni saranno elementi decisivi per consolidare l'unità con altri movimenti e sindacati.
Rispetto al Morena (la nuova formazione politica di sinistra, capeggiata dall’ex sindaco di Città del Messico, Andres Manuel Lopez Obrador, ndt), le riserve di appoggio nella società che possiede questo movimento non possono non essere prese in considerazione. Anche qui alcuni settori hanno partecipato alle mobilitazioni e hanno dimostrato un profondo rispetto verso questa lotta. Se Lopez Obrador non ha fatto un appello serio al Morena per unificare la lotta, la base dei lavoratori dell'istruzione dovrà invece farla e questo non minerà l'indipendenza politica del movimento: qui si tratta di estendere la lotta il più possibile e unificarla con tutti quei settori disposti ad accompagnarla fin dove la porteranno gli avvenimenti.
Oggi più che mai l'unità è necessaria e saremo disposti a costruirla da ogni nostra fila. I docenti hanno dimostrato abnegazione e sacrificio. Nuovamente, la base della Sezione 22 è entrata nel cuore della mobilitazione e finora non ha ceduto una sola volta. Però nessuna lotta puòcontinuare in eterno. Fino ad ora il movimento è in ascesa, ma da un momento all'altro le circostanze potrebbero cambiare. Il prossimo fine settimana le basi di Oaxaca decideranno il destino della loro partecipazione alla lotta, anche se d'altra parte Guerrero ha annunciato che daranno sostegno allo sciopero indefinito.
Finché la base sarà disposta a dar battaglia, il movimento non si fermerà. Però bisognerà essere più determinati, rendendo più acuta la lotta ed estendendola. Gli avvenimenti dello scorso fine settimana hanno smascherato il governo facendo vedere ciò che realmente è: esattamente lo stesso del vecchio PRI (Partitio Rivoluzionario Istituzionale, al potere per decenni in Messico). Inoltre le masse si stanno sollevando in più parti del Paese, ora a Puebla e, per ciò che riguarda le mobilitazioni nel Leòn, Guanajuato, una città tradizionalmente conservatrice dove le basi delle sezioni 13 e 45 hanno abbandonato i loro dirigenti codardi.
Mercoledì (ieri, ndt) saremo nuovamente allo Zocalo e faremo capire al governo chi comanda realmente. Le prossime iniziative se ben pensate e ben pianificate, saranno molto più decisive e lasceranno il segno.
- Abbasso la riforma dell'istruzione!
- No alla privatizzazione del petrolio!
- Per l'unità di insegnanti e studenti!
- Per l'unità di tutti i lavoratori del Paese