Oggi, 9 luglio, ricorre il centesimo anniversario della nascita di Ted Grant, teorico marxista e fondatore della Tendenza marxista internazionale, di cui Falcemartello fa parte. Lo ricordiamo con questo articolo, pubblicato anche nel numero in corso del nostro mensile.
Qual è il ruolo della teoria marxista? Il centenario della nascita di Ted Grant, teorico marxista e ispiratore per decenni della battaglia della nostra tendenza politica, ci spinge a ritornare su questo punto. A Ted Grant è stato di recente dedicato un importante testo biografico scritto da Alan Woods (Ted Grant: the Permanent Revolutionary) e al suo pensiero verrà dedicato il seminario internazionale che ogni anno viene organizzato dalla Tendenza marxista internazionale.
Il marxismo viene considerato a buon diritto come l’espressione ideologica più coerente della lotta di classe nella società moderna, tuttavia se in determinate fasi storiche esso veniva almeno nominalmente assunto come teoria di riferimento da parte di grandi organizzazioni di massa (i partiti socialisti nel primo secolo XX, i partiti comunisti), una analisi più attenta mostra come in realtà più e più volte le autentiche idee marxiste siano state ridotte a patrimonio di minoranze a volte molto sparute.
I concetti di “direzione”, “avanguardia”, ecc. sono soggetti ai più drastici mutamenti di significato, come dimostra l’esperienza storica.
Nel 1914 la quasi totalità dei partiti socialisti organizzati dalla Seconda Internazionale tradirono la loro missione internazionalista e appoggiarono le rispettive borghesie nella Prima guerra mondiale. Ciò che fino ad allora era stato il settore organizzato, cosciente, dirigente, nel giro di pochi giorni si tramutava nella parte più arretrata del movimento, un gigantesco freno allo sviluppo storico.
Le minoranze internazionaliste che si opponevano da un punto di vista di classe alla guerra, ancora un anno dopo quando si riunirono nella famosa conferenza di Zimmerwald, non riuscivano a radunare che poche decine di delegati. Eppure fu proprio da quella sparuta minoranza, anzi da una parte di essa, che nel giro di pochi anni si sviluppò l’Internazionale comunista, ossia il più grande movimento rivoluzionario della storia moderna.
I due dopoguerra
Solo se comprendiamo questa dialettica storica possiamo capire l’autentico ruolo della teoria marxista e di quei quadri che hanno contribuito a difenderla e a svilupparla.
Il ruolo di Ted Grant come teorico marxista nasce negli anni ’40, precisamente in una di quelle fasi nelle quali essendo impossibile mantenere intatte le conquiste materiali del movimento rivoluzionario, la sua struttura, il suo insediamento, diventa tanto più decisivo saperne mantenere le conquiste ideologiche, ossia il patrimonio di idee e di analisi frutto dell’esperienza storica.
La Seconda guerra mondiale diede luogo a uno sviluppo storico inedito e segnato da contraddizioni nuove e peculiari. Da un lato essa terminava con una gigantesca ondata rivoluzionaria, ancora più estesa di quella che aveva seguito la Prima: nel giro di pochi anni ci furono situazioni rivoluzionarie aperte in Francia, in Italia (come conseguenza della Resistenza e del crollo del fascismo), in Grecia, in Jugoslavia, in Albania. In tutta l’Europa orientale l’avanzata dell’Armata rossa portò con sé, nel giro di tre anni, il rovesciamento dei rapporti capitalistici e l’esproprio della borghesia. In Cina la rivoluzione sconfisse Chang Kai-shek nel 1949, il subcontinente indiano e l’Indocina erano scossi da movimenti rivoluzionari e dal crollo dei vecchi imperi. Fu un gigantesco movimento di centinaia di milioni di persone.
Tuttavia il quadro politico nel quale si produsse questa ondata rivoluzionaria era radicalmente diverso da quello del 1917 e degli anni successivi, che aveva costituito la base dell’elaborazione dell’Internazionale comunista nei suoi primi quattro congressi. Il ruolo egemone dello stalinismo, il ritrovato ruolo della socialdemocrazia ponevano enormi ostacoli alla rivoluzione e infine la deviarono su un binario morto: mentre in occidente col 1948 la fase rivoluzionaria si chiudeva nella delusione e nella sconfitta, in Europa orientale il movimento rivoluzionario veniva rigidamente irreggimentato in regimi costruiti sul modello della Mosca di Stalin.
Al tempo stesso l’emergere degli Usa come superpotenza egemone nel mondo capitalista contribuiva al rilancio del capitalismo su scala mondiale. A differenza degli anni ’20, quando le pesanti sanzioni imposte alla Germania e l’isolazionismo Usa avevano gettato le basi per enormi convulsioni economiche e politiche, negli anni ’40 il capitale Usa interveniva a finanziare massicciamente la ricostruzione capitalistica dell’Europa distrutta dalla guerra, contribuendo alla stabilizzazione del sistema.
Un mondo diverso
Se l’ondata rivoluzionaria seguita alla Prima guerra mondiale aveva pertanto trasformato la sparuta minoranza rivoluzionaria nell’avanguardia di milioni di lavoratori, le circostanze specifiche del secondo dopoguerra ebbero l’effetto opposto, ossia quello di isolare le minoranze rivoluzionarie che si erano raccolte nella Quarta Internazionale, schiacciate dalla forza soverchiante della socialdemocrazia e dello stalinismo.
La lettura teorica di quella fase inedita, definita “rivoluzionaria e al tempo stesso controrivoluzionaria”, costituì la grande sfida dell’elaborazione di Ted Grant. In testi quali Prospettive economiche (1946), Democrazia o bonapartismo in Europa? (1946), La teoria marxista dello Stato (1949), La rivoluzione cinese (1949), Il cambiamento dei rapporti di forza in Europa e il ruolo della Quarta Internazionale (1945) e tanti altri, seppe gettare luce sui diversi lati di una nuova epoca destinata a durare per oltre due decenni, fino allo scoppio dei movimenti di fine anni ’60 e alla crisi degli anni ’70.
Tale analisi venne ulteriormente arricchita negli anni ’60 e ’70, quando a fronte della relativa stabilità delle metropoli capitaliste il processo rivoluzionario si concentrava nelle periferie del mondo coloniale, dando luogo a nuovi e peculiari sviluppi magistralmente analizzati in testi quali La rivoluzione coloniale e la rottura fra Cina e Urss (1964), Il programma dell’Internazionale (1970), La rivoluzione coloniale e gli Stati operai deformati (1978).
Contrariamente alla concezione settaria, che vede la propria specifica matrice teorica come “l’origine del mondo” e un tratto distintivo che la separa dal movimento, la effettiva originalità dell’apporto di Ted Grant trae forza dalla sua continuità con l’elaborazione dei classici del marxismo e dalla spinta incessante a connettere la propria elaborazione col movimento reale. Tale connessione portò la tendenza Militant, guidata da Ted, al conseguimento di indubbi successi, giocando un ruolo chiave nella lotta del comune di Liverpool e in quella della Poll tax.
Non esiste un movimento che debba adattarsi alla teoria, né la teoria deve abbassarsi e inseguire le fasi di riflusso della storia, nelle quali come ebbe a scrivere Trotskij, il pensiero sociale pare diventare nemico di ogni vasta generalizzazione. Il ruolo della teoria emerge invece come strumento potente di continuità storica del movimento operaio, come filo da riannodare continuamente affinché sia possibile tramutare il pensiero rivoluzionario in organizzazione e azione rivoluzionaria.
Il crollo dell’Urss
Quando nel 1991 nel giro di pochi giorni l’Unione Sovietica venne dissolta e con essa il Partito che ancora si fregiava del nome di comunista, si scatenò una reazione su scala mondiale nella quale letteralmente decine, centinaia di milioni di persone vennero private di quello che, nonostante decenni di degenerazione burocratica, consideravano ancora il “polo rivoluzionario”, la possibile alternativa al capitalismo.
La diserzione dei dirigenti della sinistra a livello mondiale, la corsa ad abbracciare il “mercato” e la “democrazia”, hanno generato una crisi politica e ideologica nel movimento operaio mondiale i cui effetti sono ancora visibili.
Eppure nel 1990, quando iniziava a prodursi quella che Alan Woods ha caratterizzato come “una valanga di apostasia mai vista dopo la caduta dell’impero romano”, Ted Grant commentava: “I rappresentanti delle potenze imperialiste si fregano le mani entusiasti. (…) La storia però deve ancora dire la sua ultima parola. Ciò che abbiamo visto in Europa orientale non è nulla a confronto della crisi politica, economica e sociale che si svilupperà in occidente” (L’importanza di Trotskij oggi, 1990).
Gli scettici, i burocrati, i praticoni che infestano oggi più che mai la sinistra con il loro “qui ed ora”, con i loro “Sì vanno bene le belle idee, però adesso la rivoluzione mica possiamo farla” sprofondano da una sconfitta all’altra.
Chi, viceversa, saprà usare la ricchezza della teoria marxista per tenere la testa al di fuori di questi miasmi, sarà chi preparerà in futuro il nuovo assalto al cielo.
Puoi richiedere Ted Grant, the Permanent revolutionary, di Alan Woods, all'indirizzo redazione@marxismo.net. Il libro è in inglese e il prezzo è 15 €