“Si può portare il fuoco sul petto senza bruciarsi le vesti, o camminare sulla brace senza scottarsi i piedi?” (Proverbi 6:27-29)
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Il 24 giugno, l’ambasciatore statunitense in Russia è stato convocato al ministero degli Esteri, dove gli è stato comunicato ciò che in gergo diplomatico è detto “demarche”. In inglese colloquiale ciò significa un avvertimento severissimo, ad un passo dalla dichiarazione di guerra. È chiaro che i rapporti tra le due nazioni sono sull’orlo del collasso.
La causa immediata dell’avvertimento è stato un incidente occorso domenica scorsa, quando un attacco alla Crimea mediante missili ATACM di fabbricazione americana ha portato ad un’esplosione nei pressi di un spiaggia di Sebastopoli, affollata di famiglie che celebravano la festa ortodossa della santa trinità.
Pare che il missile sia esploso a mezz’aria, coprendo la spiaggia con una pioggia di bombe a grappolo che ha mietuto numerose vittime, tra cui bambini.
I dettagli dell’attacco non sono interamente chiari. È invece abbondantemente chiaro che non potrebbe aver avuto luogo senza la partecipazione attiva dell’apparato militare statunitense. La posizione ufficiale del governo russo è che si sia trattato di un attacco voluto, da parte degli ucraini contro i civili della Crimea.
Secondo il ministero della Difesa russo, gli ucraini hanno impiegato missili statunitensi con testate a grappolo allo scopo di uccidere il massimo numero di persone. Dati offline sono stati inseriti da militari USA e un drone da ricognizione era in pattuglia al largo della costa della Crimea durante l’attacco.
Anche se non sussiste una proscrizione specifica dell’utilizzo di testate a grappolo in guerra, le Nazioni Unite hanno sancito che il loro utilizzo per colpire civili, anche per errore, costituirebbe un crimine di guerra.
Che si sia trattato di un attacco deliberato contro bersagli civili piuttosto che un atto di irresponsabilità criminale, può certamente essere ritenuto un crimine di guerra. Ha provocato un’ondata di indignazione in Russia, che spinge per una rappresaglia.
Si tratta solo dell’ultima di una serie di eclatanti provocazioni organizzate da Washington mediante il pieno appoggio del regime di Kiev. Evidenzia la disperazione isterica che attanaglia gli Stati Uniti al cospetto della disastrosa situazione al fronte.
La guerra, per l’Ucraina, è irrevocabilmente persa
Qual è lo scopo di questi insensati lanci di missili contro la Crimea? Militarmente tali azioni non hanno il minimo senso. Non hanno alcun effetto sui campi di battaglia, concentrati nella parte centrale del Donbas e, seppur molto meno di quanto si pensi, sul fronte di Kharkiv.
I fatti sono i seguenti: la guerra in Ucraina è ormai irrevocabilmente persa. Le forze Ucraine stanno subendo perdite mostruose, che il regime di Kiev non è in grado di rimpiazzare.
La nuova legge sulla leva obbligatoria non ha, chiaramente, prodotto i risultati attesi. I ragazzi giovani sono scomparsi dalle strade delle città ucraine, per nascondersi dalla leva o fuggire all’ estero.
L’Ucraina ha subito una sconfitta dopo l’altra, mentre le forze russe, che per la prima volta si trovano in superiorità numerica, proseguono un’avanzata lenta ma determinata, conquistando un punto strategico dopo l’altro.
L’amara verità della sconfitta irrimediabile cui la guerra è destinata si sta lentamente facendo avanti in tutte le menti di Washington, salvo le più ottuse.
Solo i giullari sciocchi di Londra, ancora aggrappati a demenziali sogni di Impero, e Macron, squilibrato narcisista che, per motivi noti solo a lui, si crede una reincarnazione di Napoleone, si trastullano con sogni impossibili di una nuova offensiva Ucraina che ricacci le orde Russe sino a Mosca.
Ma i fatti narrano una storia ben diversa. La malaugurata conferenza “di pace” indetta da Zelensky in Svizzera si è risolta in un totale fallimento. La maggior parte delle nazioni ne son rimaste alla larga. Perfino Joe Biden ha trovato una scusa banale per non partecipare.
Erano così poche le nazioni pronte a firmare le annacquate risoluzioni della conferenza che gli organizzatori sono stati costretti ad aggiungere alla lista il nome del Patriarca della Chiesa Ortodossa (seppur non sia un capo di Stato), ma non quello del Papa (che lo è, almeno della Città del Vaticano).
Perciò, una trovata diplomatica che doveva comprovare il crescente appoggio internazionale per il regime di Kiev, ha evidenziato l’opposto. Ha mostrato che l’appoggio per la causa Ucraina è in crollo verticale. E che l’imperialismo americano non è mai stato così isolato dalla Seconda Guerra Mondiale ad oggi.
Anche la guerra economica contro la Russia è fallita. Lungi dal prostrare l’economia Russa, le sanzioni ne hanno enormemente sospinto la crescita. Quegli oligarchi che non potevano più investire in Occidente si sono trovati costretti ad investire in Russia. L’economia cresce di un solido 5%.
Le sanzioni imposte dagli Stati Uniti non hanno sortito l’effetto desiderato. Le vendite di petrolio e gas russo stanno crescendo notevolmente e la perdita di vendite in Occidente è stata compensata dall’aumento del prezzo dell’energia.
Sul fronte militare, l’esercito russo è molto più forte rispetto all’inizio del conflitto. Secondo Putin, conta allo stato attuale 700mila truppe in Ucraina, e il numero reale è probabilmente maggiore. A differenza che in Ucraina, non c’è penuria di volontari pronti a combattere.
Biden pensava che l’esercito russo non avrebbe avuto alcuna possibilità contro gli armamenti avanzati forniti dagli USA. L’impiego di queste armi veniva enunciato come un punto di svolta. La lista di queste sedicenti “Wunder-Waffen” pare infinita: Missili Javelin, Carri Leopard, Carri Challenger, Missili Patriot, Carri Abrams, ecc.
Ma uno dopo l’altro, queste armi così invocate che dovevano cambiare le carte in tavola si son rivelate inutili. Sono state sistematicamente distrutte dai russi, che ora godono di una totale supremazia aerea e una schiacciante superiorità in termini artiglieria, missili, droni, carri armati e ogni altro genere di armamento fondamentale.
Le forze armate russe son state riarmate ed equipaggiate con armi moderne, che sono al pari con qualsiasi cosa l’America e la NATO possano offrire.
La potente industria bellica ereditata dall’Unione Sovietica sta sfornando enormi quantità di carri armati, aerei ed artiglieria, a un ritmo con cui l’Occidente non può competere.
Mentre gli Ucraini lamentano lo scarseggiare di munizioni d’artiglieria e di altro genere, i russi hanno abbondanti forniture di entrambe, e ne avranno ancor di più dopo la visita di Putin in Corea del Nord.
L’Occidente dice: ucraini, combattete fino all’ultimo uomo!
Tutto ciò sta producendo nelle capitali occidentali un clima non dissimile dal panico. Tuttavia, invece che trarne la conclusione logica, ovvero la necessità di escogitare qualche genere di soluzione diplomatica che permetta di salvare la faccia per estricarsi da questa guerra sanguinosa e mettere finalmente a tacere la questione ucraina, i guerrafondai di Washington e Londra hanno una sola soluzione: continuare a combattere sino all’ultimo ucraino.
Dato che, palesemente, non hanno una strategia militare coerente per rovesciare le disastrose sorti del fronte, questi gentiluomini si stanno spremendo le meningi per trovare un modo di fare male alla Russia. Ovvero, per causare danni tale da costringere in qualche modo Mosca ad accettare condizioni che equivarrebbero ad una resa.
Questa cosiddetta “strategia” non può essere definita tale. Somiglia ai capricci d’un bambino viziato privato del suo giocattolo preferito, che si vendica colpendo a destra e a manca e mettendo la casa sottosopra.
Ma, è triste dirlo, invece che ottenere la restituzione del giocattolo desiderato, i bambini disobbedienti vengono severamente puniti. Tale è il destino che attende questi gentiluomini petulanti di Washington e Londra.
Tutto ciò che hanno fatto per fare male alla Russia si è rivoltato contro di loro, affondando l’economia mondiale, riducendo la popolazione occidentale a livelli sempre peggiori di povertà. Gli Stati Uniti si sono messi contro il mondo intero, fatta eccezione per una minuscola cricca di privilegiati leccapiedi in Europa occidentale che si stringono assieme attorno allo stendardo della banda di criminali imperialisti conosciuta come NATO.
Gli americani hanno sabotato sistematicamente ogni tentativo di raggiungere la pace. Hanno cinicamente spinto Kiev ad intraprendere un’offensiva disastrosa, finita in disfatta, con un numero raccapricciante di perdite ucraine.
Non si sono più ripresi da questa catastrofe. Tuttavia i guerrafondai di Washington sono determinati a protrarre il conflitto.
A condizione che ciò non comporti la morte di soldati USA: non molti sarebbero preparati ad una guerra con la Russia, che possiede un forte esercito e armi nucleari – eccetto la banda di pazzi scatenati che esercita ancora una forte influenza sull’amministrazione Biden.
Conseguenze spiacevoli
Qualche giorno fa Trump ha lanciato un attacco aperto a Zelensky dicendo: “Se n’è andato quattro giorni fa con 60 miliardi di dollari in tasca e, arrivato a casa, annuncia che gli servono altri 60 miliardi”.
Ciò è vero. Senza riguardo per quanto riesca a strappare agli americani, Zelensky torna sempre a chiederne ancora.
Non è un segreto che abbia perso la guerra. Nessun quantitativo di aiuti americani basterà per alterare la disastrosa situazione al fronte.
Ha chiesto missili balistici a lunga gittata. In prima battuta gli americani si sono rifiutati, per timore della risposta russa. Ma, come spesso è accaduto, l’amministrazione Biden alla fine ha ceduto. A marzo gli Stati Uniti, facendo finta di niente, hanno incluso nel pacchetto militare mandato inviato all’Ucraina missili ATACMS di portata maggiore.
Questi sofisticati missili balistici a lunga portata sono in grado di colpire bersagli in profondità nel territorio russo. In teoria, questi missili erano quasi impossibili da intercettare e distruggere.
Tuttavia, nella pratica, com’è accaduto a tutte le altre “Wunder Waffen”, i russi hanno presto escogitato una maniera per intercettarli. Un gran numero di ATACMS è già stato distrutto.
Per motivi noti solo a loro, gli ucraini hanno usato un gran numero di ATACMS per colpire la Crimea. Come abbiamo evidenziato, l’importanza di questi attacchi dal punto di vista militare è irrisoria. Ammontano a poco più che operazioni propagandistiche per impressionare gli alleati occidentali di Kiev e convincerli a mandare più armi e denaro per il proseguo della guerra.
Ma l’ultimo incidente ha prodotto effetti tanto spiacevoli quanto inaspettati per gli americani.
Ha prodotto un’ondata di indignazione in Russia, e il paese ha inviato un avvertimento ufficiale agli USA.
Tale azione va esaminata in un contesto più ampio. Seguendo il suo normale modus operandi, Zelensky, avendo ricevuto i missili ATACMS, ha preteso che venissero meno le restrizioni americane all’utilizzo di tali missili solo nel teatro della guerra.
Ha insistito che gli serviva il permesso di attaccare obbiettivi dentro il territorio della Federazione russa, nonostante, nei fatti, le sue truppe avessero preso a bombardare la città russa di Belgorod già da almeno 12 mesi.
Per placare Kiev, Biden alla fine ha accordato il permesso di bombardare in territorio russo – ma solo nelle immediate vicinanze del fronte di Kharkiv.
Non sorprende che ciò non è bastato alla cricca di Kiev, che ha preteso immediatamente il diritto di lanciare i missili a lungo raggio in profondità nel territorio russo.
Ciò rappresentava un limite invalicabile per i russi. Putin ha avvertito gli americani (come, in precedenza, aveva avvertito francesi e britannici) che la Russia possiede anch’essa missili balistici a lunga gittata capaci di colpire obbiettivi in qualsiasi parte del mondo.
Gli ultimi sviluppi sono sorti da questa situazione accompagnati da un senso di inevitabilità. Questo è ciò cui ha portato la folle politica di continue provocazioni ed intensificazioni del conflitto perseguita per anni dagli americani e dai loro alleati NATO.
Immaginare che potessero farla franca dopo aver bombardato il territorio russo e che i Russi non avrebbero fatto nulla in risposta, è l’apice dell’idiozia. Ma oggigiorno l’idiozia caratterizza tutti i diplomatici occidentali, in particolari quelli statunitensi.
È inutile che gli americani neghino il ruolo giocato in questi eventi. Dal comunicato ufficiale del ministero della Difesa russo, è chiaro che sanno perfettamente chi c’era dietro le decisioni che hanno portato all’atrocità di Sebastopoli.
È il risultato logico di questa politica illogica, che comincia ad assomigliare in modo sospetto a un attacco di isteria mascherato da una linea politica fittizia.
Le conseguenze, per gli Stati Uniti e per il mondo, sono potenzialmente gravissime.
La decisione USA di fornire a Kiev le armi più avanzate, inclusi missili ATACMS con testate a grappolo, in seguito utilizzati contro civili innocenti a Sebastopoli, ha esaurito la pazienza del Kremlino.
La Russia ha evidenziato ciò che è ovvio: gli Stati Uniti stanno portando avanti una guerra “ibrida” contro la Russia, coperta dalla foglia di fico del “diritto dell’Ucraina di far parte della NATO”.
La maggior parte delle persone vede oltre la fitta coltre fumogena della propaganda: si rende conto che l’imperialismo statunitense porta avanti una guerra per procura contro la Russia, nella quale lo sfortunato popolo ucraino si trova a fare da pedina nel grande gioco tra potenze.
Grave escalation
I comunicati russi sono a un passo dalla dichiarazione di guerra, cosa che tutti vorrebbero evitare, salvo la cricca di folli guerrafondai nell’amministrazione Biden e a Londra.
Si tratta di una situazione ben più seria di quanto mai accaduto dalla fine della Seconda Guerra Mondiale a oggi. Apre la porta a una serie di scenari che anni fa sarebbero stati ritenuti impensabili.
Il fatto centrale è che i russi hanno dichiarato pubblicamente che non si considerano più in uno stato di pace con gli Stati Uniti.
Non si tratta ancora di un’aperta dichiarazione di guerra, ma è a un passo da essa. Diventano possibili una serie di eventualità prima impensabili.
È improbabile che i russi lancino un attacco contro gli Stati Uniti: non vogliono causare la terza guerra mondiale. Ma hanno diverse altre opzioni a disposizione.
Per esempio, i russi cominceranno a fornire armi sofisticate a nemici ed avversari degli Stati Uniti. Anzi, lo stanno già facendo. Basti guardare le recenti visite di Putin in Corea del Nord e Vietnam.
Pare Biden sia rimasto sconcertato dalla visita di Putin a Pyongyang. A quanto pare si è trattato di uno sviluppo inatteso e quantomeno sgradevole. Il motivo perché fosse uno sviluppo inatteso rimane un mistero.
Dato che Washington tratta sia la Russia che la Corea del Nord come “Stati canaglia”, è normale che siano stati spinti ad intessere relazioni diplomatiche più strette a fronte di un nemico comune sempre più bellicoso.
Né sorprende minimamente che, avendo imposto sanzioni economiche a entrambi i paesi, essi scelgano di ignorarle e di aprire la porta a legami commerciali più stretti.
Gli americani alzano le mani inorriditi all’idea che la Corea del Nord possa inviare proiettili d’artiglieria (addirittura mezzo milione!) per aiutare lo sforzo bellico russo in Ucraina. Ma non vedono alcun problema nell’armare il regime di Kiev con ogni sorta di armi di distruzione, cosa che stanno facendo da anni.
Come al solito, c’è una legge per l’America e un’altra, ben diversa, per il resto del mondo.
L'”ordine basato sulle regole”
Ma il resto del mondo si sta stancando di questo particolare gioco, che viene comicamente descritto come “ordine internazionale basato sulle regole”.
Se gli americani possono armare fino ai denti i loro tirapiedi ucraini per condurre una guerra per procura contro la Russia a loro nome, perché i russi non dovrebbero agire allo stesso modo?
Ci sono pochi dubbi sul fatto che, in un futuro molto prossimo, i russi forniranno sistemi d’arma avanzati agli avversari dell’America in diverse parti del mondo.
In un momento in cui il Medio Oriente è come una polveriera in attesa di una scintilla che ne provochi l’esplosione, Mosca prenderà in considerazione la possibilità di armare l’Iran e altri elementi con sistemi d’arma sofisticati, cosa che finora si era astenuta dal fare. Se i russi decidono di condurre guerre per procura contro gli americani in tutto il Medio Oriente, ne deriveranno alcune conseguenze.
Le implicazioni per l’America, se la Russia dovesse formare una partnership strategica con l’Iran, saranno epocali.
Rafforzerà notevolmente l’Iran e ciò avrà un impatto sui rapporti di forza in Medio Oriente, un fatto che limiterà il margine di manovra degli Stati Uniti in quella regione chiave.
Inoltre, qualsiasi sistema d’arma e tecnologia avanzata fornita dai russi agli iraniani finirà nelle mani degli houthi e di altri nemici degli Stati Uniti in Medio Oriente.
Recentemente ho visto che una nave mercantile è stata effettivamente affondata dagli houthi. Finora avevo visto solo notizie di navi danneggiate. È un primo segno del fatto che gli houthi hanno ricevuto armi e informazioni migliori? Lo scopriremo presto. In quell’area ci sono diverse navi da guerra statunitensi, che devono rappresentare obiettivi molto allettanti.
E ci sono molti altri in Medio Oriente che sarebbero ben felici di attaccare le basi e le installazioni americane se ricevessero supporto militare, armi, equipaggiamento, addestramento, intelligence e dati dai russi.
Questi sviluppi provocheranno grida di protesta nella “stampa libera”. Che crudeltà! Quanto è ingiusto! Ma se gli Stati Uniti stanno conducendo una guerra per procura contro la Russia, perché i russi non dovrebbero seguire il loro esempio?
“È peggio di un crimine, è un errore”
Gli ultimi eventi sono stati ampiamente ignorati dai media occidentali. Eppure rappresentano senza dubbio un importante cambiamento della situazione.
Il diplomatico francese del XVIII-XIX secolo Talleyrand ha osservato che: “C’est pire qu’un crime, c’est une faute” (è peggio di un crimine, è un errore).
Se solo l’amministrazione Biden avesse avuto un diplomatico della statura di Talleyrand, si sarebbe risparmiata un sacco di problemi.
Ma Joe Biden non è affatto un diplomatico. A malapena può essere definito un politico di una qualsiasi levatura. Anzi, si potrebbe seriamente dubitare della sua capacità di gestire un negozio di ferramenta in una piccola città del Midwest.
Eppure questo signore è a capo dei destini della nazione più ricca e potente del pianeta e ha il dito sul pulsante nucleare. Non è certo un pensiero confortante in questo momento!
Questa amministrazione non si è limitata a commettere un solo errore. Ha commesso un errore dopo l’altro in politica estera, trascinando gli Stati Uniti sempre più a fondo in un pantano da loro stessi creato.
Biden è come un’auto dotata di una sola marcia e non sa fare retromarcia. Quando parla, è come ascoltare un vecchio disco rotto che ripete lo stesso solco.
Sembra operare non sulla base di un calcolo razionale, ma su pregiudizi, ignoranza e ossessione. È una ricetta per il disastro.
È completamente ossessionato dall’Ucraina (dove la sua famiglia ha interessi materiali) e ha un odio profondo e inveterato per la Russia e tutto ciò che è russo.
La sua politica ucraina è andata di male in peggio e ora è sul punto del fallimento completo. Cosa fare, dunque? Ovviamente, seguendo la strategia ben collaudata di Biden: continuare come prima.
Così, un abbaglio porta a un altro abbaglio, come la notte segue il giorno. Come dice la Bibbia: “Lo stolto che ricade nella sua follia è come il cane che torna al suo vomito” (Proverbi. 26:11).
Lezioni dal declino e dalla caduta dell’Impero romano
Sarebbe possibile scrivere un interessante studio che paragoni l’attuale crisi dell’imperialismo americano con il declino e la caduta dell’Impero romano.
È vero che molti elementi diversi sono stati coinvolti in quel declino lungo e inglorioso. Ma uno dei più importanti fu il fatto che l’Impero si era spinto ben oltre i propri limiti. Li aveva raggiunti e non era in grado di sostenere il colossale fardello imposto dal mantenimento del dominio imperiale. Il risultato finale fu un crollo totale.
La stessa posizione degli Stati Uniti come potenza globale con una presenza ovunque nel mondo è di per sé fonte di grande vulnerabilità. La necessità di sostenere i propri interessi su scala globale impone uno sforzo colossale.
Lo dimostra la guerra in Ucraina, che rappresenta un enorme salasso anche per le risorse del paese più ricco del mondo. Le riserve di armi americane sono state gravemente impoverite dalle richieste di Zelensky, che continuano ad accelerare anche quando la posizione militare si deteriora.
E ovunque, stanno nascendo nuovi conflitti e guerre. L’assalto omicida di Netanyahu a Gaza l’ha lasciata in rovina. Non ci sono più obiettivi reali da attaccare. Tuttavia, il suo obiettivo di sconfiggere e distruggere Hamas rimane più lontano che mai. In realtà, non sarà mai raggiunto.
Data l’impasse a Gaza, sta cercando di provocare una nuova guerra contro Hezbollah in Libano. Sarà un affare molto più difficile e sanguinoso di quello di Gaza. E chiederà costantemente più aiuti e armi agli Stati Uniti.
Dall’altra parte del mondo, le tensioni tra Cina, Taiwan e Filippine crescono di giorno in giorno. Tutti questi paesi chiederanno a gran voce a Washington più armi e denaro.
Ma le risorse di Washington, per quanto considerevoli, non sono infinite. E l’amministrazione dovrà decidere dove allocare le limitate forniture di armi.
Le nuove crisi e le nuove guerre rappresenteranno un problema insolubile, non solo per gli Stati Uniti, ma anche per i loro alleati europei, che si trovano tutti in una posizione simile.
È giunto il momento per l’imperialismo statunitense di imboccare la china discendente che ha trascinato nella polvere la Roma imperiale? Sarà il tempo a dirlo.
Ma sono passati tre decenni dalla caduta dell’Unione Sovietica. All’epoca, i difensori del sistema capitalista erano euforici. Parlavano della fine del comunismo e della fine del socialismo. Uno di questi signori, Francis Fukuyama, ha addirittura proclamato la fine della storia. Ma la storia non può essere eliminata così facilmente.
La storia non è stata abolita. Persegue il suo corso senza sosta e ha l’abitudine di vendicarsi degli arroganti e dei prepotenti.
29 Giugno 2024