Negli ultimi tempi la risposta della classe lavoratrice greca alla serie di rigorose misure di austerità è stata magnifica. Abbiamo visto mobilitazioni delle masse, scioperi del settore pubblico e scioperi generali. Nonostante questo, il governo del PASOK ha fatto passare diversi “pacchetti di austerità” e sta preparando ulteriori attacchi. La quindi quindi è legata a dove si sposterà il movimento. Quale sarà il prossimo passo?
La Grecia è l’elemento debole dell’ Euro, e nonostante gli aiuti ricevuti dall’ Unione Europea rischia di andare in bancarotta a causa del proprio debito estero. Negli ultimi mesi la Grecia ha occupato regolarmente le prime pagine delle riviste più importanti ed è stata un elemento di primo piano nei telegiornali. La preoccupazione più grande dei media borghesi è stata quella di mettere in luce la grave crisi economica che la Grecia sta attraversando. Comunque l’ altra faccia della medaglia è stata la possente risposta della classe lavoratrice greca, che ha fatto vedere abbastanza chiaramente di non essere preparata a sopportare i tagli profondi portati avanti dal governo del Pasok senza combatterli.
Abbiamo assistito a due scioperi generali principali, uno il 5 maggio e l’altro il 20 maggio. Ancora prima abbiamo visto due grandi scioperi del settore pubblico, quella parte della classe lavoratrice che sta sopportando il peso maggiore dei tagli alla spesa pubblica. E dopo i due scioperi generali ci sono state altre due manifestazioni dei lavoratori del settore pubblico. Tutto questo fa vedere la vera rabbia che c’è nella classe lavoratrice greca. Questa crisi non è colpa loro e tuttavia viene loro chiesto di pagarne il prezzo o, il che è ancora più importante, li si costringe proprio a pagarla! Comunque, quello che occorre sottolineare è che mentre i lavoratori greci fanno vedere di avere una grande voglia di lottare, lo stesso non può dirsi dei loro dirigenti sindacali. Inizialmente questi dirigenti hanno cercato il dialogo con il governo del PASOK per fare consistenti tagli alle spese.
Questa situazione ha costretto i dirigenti del sindacato del settore pubblico ADEDY a mostrare un volto più combattivo. Questa scelta è stata più tardi seguita dai dirigenti del sindacato del settore privato GSEE, che si sono aggiunti alla protesta. In ogni successiva mobilitazione si poteva vedere crescere la rabbia e la volontà di lottare dalla parte dei lavoratori.
Il ruolo dei dirigenti del movimento operaio
Cosa si potrebbe chiedere di più ai lavoratori greci? I dirigenti si rivolti a loro ed essi hanno risposto... e continuano a farlo! In una fase tale della lotta di classe il ruolo dei dirigenti della classe lavoratrice diventa molto chiaro. E l’attuale leadership è arrivata fino a dove è preparata a farlo sotto la pressione della propria base. Comunque una serie di scioperi generali e mobilitazioni di massa non hanno fermato l’applicazione delle misure di austerità. Al contrario! Altri provvedimenti stanno per arrivare. Il fatto è che la borghesia può sopportare qualche sciopero generale e qualche protesta fino a quando queste non sfidano seriamente il loro potere.
Quindi in quale direzione dovrebbe andare il movimento? Quello di cui c’è bisogno è uno sciopero di 48 ore di tutti i settori, sia pubblico sia privato, con manifestazioni di massa in tutta la Grecia. Ma quello dovrebbe essere il primo passo. Dopo quello, c’è bisogno di portare il movimento ad un livello superiore. Dopo che un formidabile sciopero generale di 48 ore ha fatto vedere ai lavoratori che è possibile un movimento di massa in una scala ancora più grande, questo preparerebbe il terreno per uno sciopero totale con l’obiettivo di fermare il cammino del governo del PASOK.
Ad ogni modo a questo punto verrebbe da porre la domanda: chi governa il Paese e negli interessi di quale classe. Gli attuali dirigenti del PASOK sono vincolati agli interessi della classe capitalista greca ed europea e stanno obbedendo ai loro padroni. Hanno ricevuto milioni di voti dai lavoratori greci, che li hanno votati nell’ auspicio di qualcosa di diverso dal precedente governo di destra guidato da Nuova Democrazia.
Quello di cui c’è bisogno è pertanto un’ alternativa politica all’ attuale governo. Si può cominciare a costruire questa alternativa dalla base di appoggio di cui godono il KKE (il Partito Comunista Greco) e il Synaspismos/ SYRIZA (il fronte elettorale del Synaspismos) che sono alla sinistra del PASOK. Comunque questo sostegno elettorale non è sufficiente per formare un governo alternativo.
Questa è l’impasse in cui si trovano ora i lavoratori greci. Circa il 60% degli elettori greci hanno votato per quelli che percepivano come partiti di sinistra, il KKE, il Synaspismos/SYRIZA e il PASOK. Quello che hanno è un governo guidato dal PASOK che porta avanti una politica ancora più draconiana ed anti-operaia di quella portata avanti dal precedente governo di destra di Nuova Democrazia.
Quello che occorre è perciò un fronte unito del KKE e del Synaspismos/SYRIZA che guarda a tutto il movimento operaio, alla base dei sindacati GSEE e ADEDY, e soprattutto ai lavoratori che sostengono il PASOK. Un fronte unico con queste caratteristiche richiederebbe anche un cambiamento radicale nel programma e nelle tattiche sia del KKE sia del Synaspismos/SYRIZA. Lo stallo attuale continuerà finchè i due partiti non porteranno avanti un programma autenticamente socialista, uniscano le proprie forze e si dirigano verso la base del movimento operaio che sostiene il PASOK. Questo non è un compito facile, ma è il solo modo per rompere l’ impasse che si è sviluppata nel movimento operaio greco.
Questa impasse è la causa della situazione attuale. I dirigenti sindacali, invece di far avanzare la mobilitazione portandola ad un livello più alto, stanno giocando con la classe lavoratrice. Hanno adottato tattiche già viste in passato in altri Paesi. Invece di sviluppare mobilitazioni con l’obiettivo ben definito di fermare questo governo, le loro tattiche sembrano elaborate per stancare i lavoratori con cortei e manifestazioni interminabili che non portano da nessuna parte, senza nessun chiaro piano d’azione per il futuro.
Persino il PAME, la frazione del KKE all’ interno dei sindacati, sembra non avere nessun piano d’azione. Dopo il grande sciopero generale del 5 maggio sembra non sapere dove dirigere il movimento. Quello a cui assistiamo è una specie di “ginnastica sindacale”, senza nessuna prospettiva chiara di dove andare.
Uno stato d’animo confuso
Il movimento operaio greco è stato lasciato senza una prospettiva, e questo ha creato uno stato d’animo di grande confusione tra i lavoratori. Dopo un movimento così grande non si è visto alcun risultato concreto. Nonostante il loro enorme desiderio di lottare, nonostante gli scioperi generali e le mobilitazioni di massa, i pacchetti di austerità sono stati approvati e non sembra esserci fine a questo declino del loro tenore di vita. Nel settore pubblico le mobilitazioni sono cominciate nel dicembre dello scorso anno, e dopo abbiamo assistito ogni mese a 2 o 3 giorni di sciopero a differenti livelli. Tutto questo ha creato uno stato d’animo di rabbia combinato ad uno di rassegnazione tra la massa dei lavoratori. È la prova concreta e tangibile che la classe operaia non è un rubinetto che si può aprire e chiudere a proprio piacimento.
Comunque questo stato d’animo non porterà ad un periodo prolungato di riflusso. È la crisi del capitalismo greco che esercita pressioni sulla lotta di classe. La Grecia sta andando verso una situazione di impossibilità a ripagare il debito estero. Se la prospettiva che la Grecia ha davanti fosse di crescita economica, ci sarebbe uno spazio di manovra per il capitalismo greco. Sarebbe in grado di “tirarsi fuori dal debito”.
Le statistiche più recenti, invece, per il primo trimestre del 2010, mettono in luce che il PIL è calato del 2,5% e questo senza l’ impatto dei pacchetti di austerità recentemente approvati. Adesso che le misure di austerità stanno iniziando a farsi sentire, è facile prevedere che il calo sarà ancora più marcato nei prossimi tempi. Ci sono già stime secondo le quali il PIL della Grecia diminuirà quest’anno del 4%, ma in realtà si potrebbe andare persino oltre il 6-7% o probabilmente anche di più.
Dati recenti pubblicati riguardanti l’edilizia danno un’ idea dell’ estensione della crisi in Grecia. In marzo i dati annuali hanno evidenziato un calo del lavoro del 40%. La produzione industriale nel primo trimestre di quest’anno è diminuita del 15%. Pertanto la prospettiva non è di ripresa nel breve periodo, ma di approfondimento della crisi. La disoccupazione adesso ha ufficialmente raggiunto l’ 11,9%, due punti percentuali in più da gennaio, e sta crescendo ancora.
Altre misure di austerità
Questo spiega perchè il governo del PASOK – dopo aver abbassato del 30% gli stipendi e le pensioni nel settore pubblico – stia adesso preparando un altro pacchetto di austerità. Le nuove misure sono rivolte al settore privato. Il governo sta cercando di tagliare le pensioni nel settore privato di oltre il 50%, e da questo anno in avanti qualunque lavoratore del settore privato che andrà in pensione vedrà la sua pensione ridotta alla metà o anche più in alcuni casi.
Il governo sta applicando la regola secondo cui occorrono 40 anni di contributi versati al sistema di sicurezza sociale per avere la pensione al 100%. E’ possibile andare in pensione dopo aver lavorato meno di 40 anni, ma non prima dei 65 anni di età; e se a quell’età si va in pensione con meno di 40 di contributi, non si ottiene la pensione intera. In realtà tutte queste misure conducono ad un attacco complessivo al sistema pensionistico e alla sua distruzione sistematica, soprattutto per i lavoratori più giovani.
Questo sta provocando rabbia e costernazione tra i lavoratori del settore privato, che chiedono “Voi avete imposto delle misure di austerità, coinvolgendo il settore pubblico a causa della spirale del debito e del rischio di bancarotta dello stato, ma adesso perchè state attaccando il settore privato?”. Stanno arrivando a trarre ulteriori conclusioni sulla natura della crisi e del sistema che ha prodotto tutto questo. I lavoratori giovani stanno iniziando a capire che potrebbero non ottenere mai una pensione e dovranno lavorare finchè non schiatteranno.
Oltre agli attacchi alle pensioni vediamo anche una cosiddetta “riforma” della cassa integrazione. I soldi che i datori di lavoro dovranno pagare sono stati dimezzati, ed è stata introdotta la possibilità di fare questi pagamenti in sei rate.
Bonapartismo parlamentare
Tutte queste misure devono passare al vaglio del Parlamento entro la fine di luglio. Comunque un nuovo elemento è stato aggiunto all’equazione della politica greca. Il governo ha firmato un accordo con la Banca Centrale Europea, il Fondo Monetario Internazionale e l’Unione Europea che sancisce che ogni misura richiesta da questi enti al governo greco non necessitano dell’ approvazione del Parlamento. Se il governo approva queste misure allora il Ministero delle Finanze può procedere speditamente con la loro applicazione, mentre al Parlamento viene offerta la possibilità di “discuterle”!
È molto chiaro perchè si è raggiunto questo accordo. La borghesia greca non è sicura che sarà in grado di tenere assieme una maggioranza in parlamento per molto tempo per approvare queste misure di austerità. Per esempio ultimamente tre deputati del PASOK si sono rifiutati di votare a favore delle proposte del governo. Sono stati velocemente espulsi dal gruppo parlamentare del PASOK – anche se non dal partito.
Una tale misura è indicativa delle crescenti tendenze bonapartiste parlamentari presenti attualmente nella politica greca. Ed è un’indicazione di come le cose si svilupperanno nel prossimo periodo. Seri commentatori borghesi hanno già evidenziato recentemente che quello che si sta costringendo la Grecia a subire è quasi il massimo di quello che si può chiedere ad un governo democratico. Possiamo quindi chiederci: che tipo di governo può ottenere quello che la borghesia sta chiedendo?
Già nel 2008 durante l’imponente mobilitazione dei giovani dopo l’uccisione di un giovane studente di 15 anni, diversi ministri del governo di Nuova Democrazia allora in carica avevano ipotizzato l’ intervento dell’ esercito per riportare la situazione alla calma. L’esecutivo arrivò alla conclusione che non era una via praticabile. I lavoratori e i giovani greci ricordano ancora cosa ha significato il regime dei colonnelli del periodo 1967-1974. Ogni anno il 17 novembre manifestazioni di massa riempiono le strade delle città greche per ricordare le uccisioni di studenti nel 1973 al Politecnico di Atene, il canto del cigno dell’odiata giunta militare prima che crollasse nel 1974 sotto il peso del movimento di massa.
Oggi la classe lavoratrice greca è molto più forte che negli anni ’70. Decenni di crescita economica e di sviluppo hanno urbanizzato la società greca, con lo spostamento nelle città di molti ex-contadini. Il rapporto di forza tra le classi si è adesso spostato decisamente a favore della classe lavoratrice. Questo spiega perchè la borghesia greca ha come unica possibilità – almeno per ora – di fare affidamento ai dirigenti del PASOK e dei sindacati. Stanno usando i dirigenti della classe lavoratrice per far ingoiare ai lavoratori la pillola amara dell’ austerità.
Detto questo, bisogna anche riconoscere che il gioco parlamentare non è un gioco facile da giocare per la borghesia. E’ vero che l’ attuale governo è composto a maggioranza dal PASOK. Il PASOK ha 160 deputati su un totale di 300 di tutto il Parlamento. Questo dovrebbe garantire un governo stabile, se si trattasse semplicemente di aritmetica parlamentare. Ma il PASOK è pure dilaniato da divisioni interne. Ci sono tre gruppi ben riconoscibili all’interno del gruppo parlamentare del PASOK: quelli che si vedono come sostenitori della vecchia ala destra (Blairista); un gruppo attorno a Papandreu; e un altro che fa capo a Venizelos, un altro leader palesemente di destra che ha ottenuto il 38% dei consensi nelle elezioni interne. Tutti sono collocati a destra, ma sotto la spinta degli avvenimenti persino una maggioranza all’apparenza solida si può rompere.
In questi giorni in Grecia è diventato pericolo essere un deputato ed apparire in pubblico. Ogni giorno i notiziari raccontano di questo o quel deputato attaccato in un luogo pubblico da persone comuni, per strada. Deputati che appartengono ai due partiti principali, PASOK e ND, non possono uscire per strada liberamente senza che qualcuno li attacchi verbalmente, tanto sono diventati oggetto di odio.
In queste condizioni i borghesi hanno paura che questo governo, quando presenterà le nuove misure di austerità, possa trovare nei deputati del PASOK un’opposizione maggiore di quanto accordato in precedenza. Questo spiega perchè sono giunti ad un accordo con l’ Unione Europea, la Banca Centrale Europea e il Fondo Monetario Internazionale sull’applicazione dei provvedimenti di austerità direttamente attraverso il Ministero delle Finanze, bypassando il parlamento.
Nel periodo che sta per iniziare la prospettiva è di una crescita della lotta di classe. Vedremo un’ondata dopo l’altra di scioperi, mobilitazioni e proteste. Poichè non c’è un gruppo dirigente rivoluzionario, i lavoratori dovranno attraversare molte esperienze, di sconfitte e di vittorie parziali. Il processo non sarà lineare. In questo periodo i lavoratori potrebbero prendere il potere. Si stanno preparando condizioni intollerabili e non c’è altra via che la strada della trasformazione socialista della società. Se comunque i lavoratori non riuscissero a cambiare la società, ad un certo punto si troverebbero in una impasse e i borghesi potrebbero arrivare alla conclusione che il sistema parlamentare democratico che li ha serviti per decenni così bene non è più in grado di garantire loro una forma stabile di governo. Dalle attuali tendenze parlamentari bonapartiste inizieranno a spostarsi verso metodi di governo palesemente bonapartista.
Questo pericolo è stato chiaramente spiegato la scorsa settimana dal capo della Commissione Europea, il presidente Manuel Barroso – in precedenza primo ministro del Portogallo. Ha spiegato che la democrazia potrebbe collassare in Paesi come la Grecia, la Spagna ed il Portogallo a meno che non si faccia qualcosa per fronteggiare la crisi del debito.
In un incontro con dirigenti sindacali europei la scorsa settimana Barroso ha definito quella che i media hanno descritto come “una visione apocalittica in cui i Paesi dell’Europa meridionale colpiti dalla crisi potrebbero essere oggetto di colpi di stato dell’esercito”. Secondo i dirigenti sindacali presenti all’incontro Barroso ha detto: “Guardate, se non portano avanti questi pacchetti di misure di austerità, questi Paesi potrebbero virtualmente sparire nel modo in cui li conosciamo come democrazie. Non hanno scelta, è così”.
Ad ogni modo Barroso ha affermato anche che potrebbero esserci “sollevazioni popolari” quando i tassi di interesse crescono e i servizi pubblici collassano perchè i governi nazionali non hanno soldi. Così quello che Barroso afferma è che stiamo entrando in un periodo di rivoluzione e di controrivoluzione; potrebbero esserci “sollevazioni popolari” – cioè rivoluzioni – o colpi di stato militari. Questo processo è ad un livello embrionale. Nell’immediato futuro la borghesia continuerà a governare attraverso il Parlamento, ma le parole di Barroso sono un’indicazione di quello che potrebbe accadere più a medio e lungo termine.
Mutamenti nell’opinione pubblica
Il crollo della fiducia nei confronti dell’attuale sistema politico in Grecia è rivelato dai cambiamenti bruschi all’interno dell’opinione pubblica nell’ultimo periodo. I recenti sondaggi indicano un cambiamento deciso a riguardo. Solo il 18% della popolazione è d’accordo con le politiche di Papandreu. Rispetto a come voterebbe la popolazione oggi, dopo numerosi pacchetti di austerità approvati dal parlamento, notiamo un cambiamento significativo. Il Pasok si collocherebbe al 30-31% e Nuova Democrazia a circa il 20%, un minimo storico. Vediamo quindi come, nonostante le misure impopolari del Pasok, Nuova democrazia è incapace di guadagnare terreno, anzi il suo appoggio è ulteriormente diminuito, nonostante in parlamento ND abbia demagogicamente votato contro le misure di Papandreu. I lavoratori non si sono dimenticati quali siano le posizioni di Nuova Democrazia!
Alla destra di Nuova Democrazia il partito di estrema destra Laos, scissione di ND, si colloca attorno al 5%, dato che dimostra la loro incapacità di avvantaggiarsi dal declino di Nuova Democrazia. Ciò si può spiegare anche per il fatto che il suo leader Karatzaferis, ha appoggiato tutte le misure introdotte da Papandreu, anzi ne è stato uno dei suoi più ardenti sostenitori. Ciò ha condotto al crollo della sua immagine come capopopolo populista.
Il Kke (Partito comunista greco) ottiene attorno all’8-9%, crescendo seppur di poco rispetto alle elezioni politiche dove aveva ottenuto il 7,6%. Syriza vede un declino significativo del suo appoggio dal 4,6% al 3,5%. Ciò è dovuto al conflitto interno tra la sua ala destra e la sua ala sinistra, nel quale ha operato una scissione ed ha formato un nuovo partito, prendendo con sé 4 deputati.
Il fatto più significativo indicato dai sondaggi è che rivelano che esiste un crescente numero di persone che non sanno più che votare. La percentuale di coloro che dichiarano di non volere votare per alcuno degli attuali partiti arriva al 30% della popolazione. Ciò dimostra lo scontento che ribolle all’interno della società ,quando i lavoratori comuni vedono il loro tenore di vita ridursi drasticamente e non trovano nessun partito che offra loro un’alternativa credibile.
Fra i giovani la situazione rimane di radicalizzazione. I risultati delle elezioni universitarie del maggio scorso rivelano un considerevole appoggio per la sinistra: il voto combinato del Kke, del Synaspismos e di altri gruppi più piccoli di sinistra arriva al 30%, mentre il Pasok ha ricevutoli 31% e Nuova Democrazia il 38%. Ciò arriva dopo tre ani, dal 2006 al 2009, di mobilitazioni quasi incessanti della gioventù. Nell’ultimo anno sul fronte giovanile c’è stata una calma relativa perchè la scena è stata occupata dal movimento della classe operaia. Tuttavia non dobbiamo dimenticare che il movimento dei giovani del 2008 è stata un’anticipazione del movimento della classe operaia e dato che le condizioni economiche peggioreranno, una nuova esplosione della gioventù è inevitabile.
Ambiente di rabbia generalizzato fra i lavoratori greci
Fino ad ora i dirigenti del Pasok sono stati in grado di fare passare i pacchetti di austerità grazie alla mancanza di prospettive da parte dei dirigenti sindacali. Come abbiamo visto, i dirigenti non sono disposti a fare compiere un salto di qualità al movimento, anzi la loro tattica è quella di disorientarlo. Dobbiamo sempre ricordarci che i dirigenti del Pasok sono legati a doppio filo ai vertici sindacali ed hanno bisogno di non recidere questi legami per fare accettare le loro politiche ai lavoratori. Allo stesso tempo, per mantenere questa relazione il governo deve fare qualche concessione, almeno di facciata.
Negli ultimi tempi queste concessioni sono venute meno, mentre la pressione da parte della base è stata sempre crescente. Ad esempio, davanti agli ultimi provvedimenti spiegati in precedenza, i dirigenti della Gsee hanno convocato uno sciopero per il 29 giugno prossimo. Questa pressione nei confronti dei lavoratori greci continuerà e saranno costretti ad adottare posizioni sempre più combattive.
Nonostante la posizione vacillante dei dirigenti sindacali, una cosa è certa: c’è un ambiente di rabbia generalizzata fra i lavoratori greci, la quale si è riflessa nelle recenti mobilitazioni e in tutti i sondaggi, ma che si può notare nelle strade delle città greche, nei bar e nei negozi, nei quartieri operai. La risposta della borghesia è stata quella di trovare di “personalizzare” la responsabilità per l’attuale crisi economica. Sono terrorizzati dalle conclusioni rivoluzionarie che molti lavoratori possono cominciare a trarre dalla situazione attuale. Per distogliere l’attenzione dalle cause reali della crisi, vale a dire le contraddizioni del sistema capitalista stesso, i media hanno scavato nel passato, mettendo in rilievo scandali ed episodi di corruzione che risalgono ad 8-10 anni fa che coinvolgevano ministri sia del Pasok che di ND.
Due ministri dell’ultimo governo del Pasok guidato da Simitis sono stati coinvolti, come anche Tsochatzopoulos, che era il leader della “sinistra” del Pasok negli anni novanta e che solo per un minimo scarto perse le elezioni interne per il vertice del Partito contro Simitis. Altri casi scoperchiati dai media riguardano ex ministri del governo di ND e la chiesa ortodossa.
Ci possiamo immaginare la rabbia di utanti greci quando vedono venire alla luce tutti questi scandali, dove ex ministri si riempivano le tasche di soldi mentre ai lavoratori vengono fatti ingoiare i tagli allo stato sociale. Il punto è comunque che, mentre tutti questi scandali sono un indicazione del marciume del sistema politico e del capitalismo greco, non sono la causa della crisi, che deve essere cercata nelle contraddizioni del capitalismo in Grecia e a livello internazionale. Nessun capro espiatorio potrà cambiare tutto ciò.
La crisi non è dovuta alla corruzione, sebbene i politici greci generalmente siano molto corrotti, ma è dovuta al vero stato dell’economia greca. Sebbene la Grecia è all’interno del mondo capitalista avanzato, rispetto a potenze importanti come la Germania e la Francia è un economia relativamente sottosviluppata. Il problema della borghesia greca non è la sua natura corrotta – quale borghesia non sguazza nella corruzione? – ma nella sua incapacità storica di sviluppare l’economia greca ai livelli richiesti per competere con economie come quella tedesca. L’industria greca è meno sviluppata in termini di capacità produttiva, di livello tecnologico, di produttività del lavoro rispetto ai suoi competitori principali. Ciò è dovuto alla mancanza di investimenti nel corso degli anni da parte della borghesia greca, ed anche al dominio esercitato dalle principali potenze imperialiste in Europa da quando la Grecia si è sviluppata come paese indipendente. La borghesia greca ha i suoi interessi locali ma è anche dominata da borghesie più forti, e così ha assunto una natura parassitaria, basandosi sui finanziamenti statali, sulla corruzione , ecc.
Questo è ciò che detta la politica economica all’interno della Grecia, una politica che su basi capitaliste porta solo a una cosa: un assalto decisivo a tutte le conquiste della classe operaia dalla seconda guerra mondiale. Significa tagli pesanti alla spesa, licenziamenti di massa e un attacco a tutto ciò che rende la nostra vita ragionevolmente civilizzata. Già nelle scorse settimane ci sono stati casi di ospedali pubblici che sono rimasti senza materiali basilari come garze chirurgiche, bende, ecc.
Ci sono voci insistenti (che il governo continua a negare ma che non diminuiscono) che l’Unione europea dovrà espellere la Grecia dall’Eurozona e che il governo dovrà ripristinare la Dracma. Bloomberg ha recentemente pubblicato un sondaggio fra mille analisti economici ed esperti di mercati finanziari. Il sondaggio rilevava come il 75% degli interpellati riteneva che la Grecia fosse vicina alla bancarotta e il 41% prevedeva che la Grecia sarà espulsa dall’Eurozona nel prossimo futuro. La situazione è così nera che in questi ultimi giorni si sono rincorse voci (pubblicate da Avgi, il periodico ufficiale del Synaspismos, che il governo stesse negoziando a porte chiuse con l’Fmi, la Banca mondiale e l’Unione europea affinché parte del debito venisse cancellato e il pagamento del debito rimanente potesse essere dilazionato.
La questione è che il programma severo di tagli che deve essere portato avanti richiede che la classe dominante mantenga un controllo di ferro sul sistema politico. Devono stabilizzare l’economia , ma per ottenere questo devono destabilizzare l’intera società e ciò significa mettersi contro la potente classe operaia greca e le sue organizzazioni. La borghesia comprende molto bene che una nuova ondata di scioperi e manifestazioni sarà a un certo punto inevitabile.
Governo di unità nazionale?
Fino a questo momento la borghesia greca è stata in grado di usare il sistema basato sui due principali partiti, Nuova Democrazia e Pasok. Quando uno perdeva consensi, l'altro prendeva il suo posto al governo. Questo è stato il quadro negli ultimi decenni. Lo scorso anno il Governo di Nuova Democrazia è crollato ed il Pasok ha vinto le elezioni. Ma adesso il Pasok è stato chiamato ad applicare le stesse misure di austerità dettate dal capitale greco e internazionale, tanto che la sua popolarità è già crollata in pochi mesi.
L'impopolarità di Nuova Democrazia e la calo di consensi per il Pasok, pongono la borghesia greca di fronte ad un dilemma. Questo spiega le pressione esercitata sui partiti, sia della sinistra che della destra. Abbiamo visto una scissione nel Synaspismos e l'espulsione di Dora Bakoyanni da Nuova Democrazia. Dora Bakoyanni è l'ex ministro degli esteri e figlia di Constantinos Mitsotakis, primo ministro tra il 1990 ed il 1993 e leader di Nuova Democrazia. Dopo la sconfitta elettorale dello scorso anno si è candidata alla direzione del partito, ma ha perso a favore di Antonis Samaras, l'attuale segretario del partito. Bakoyanni è dirigente dell'opposizione interna a Nuova Democrazia e questo si è esplicitato nel suo voto favorevole al Parlamento greco al piano di austerità di Papandreou. Samaras ha tenuto invece una posizione demagogica opponendosi alle misure d'austerità nel tentativo di recuperare consenso elettorale. Samaras ha quindi deciso di espellere Bakoyanni per aver rotto la disciplina di partito. Quest'ultima sta muovendosi nella direzione di costruire un partito liberale di “centro”. È una chiara mossa per preparare un governo di coalizione, possibilmente ancora incentrato sul Pasok con l'appoggio di partiti simili a quello che Bakoyanni sta cercando di costruire.
La borghesia si sta preparando alla possibile caduta dell'attuale Governo, il quale non sarà in grado di arrivare a fine legislatura, e sta preparando il terreno a qualche sorta di governo di unità nazionale, e Bakoyanni sta cercando di raggruppare le forze per poter appoggiare una mossa del genere.
Il Synapsismos si divide
A sinistra c'è uno sviluppo simmetrico con la scissione nel Synapsismos, dove è emersa una nuova formazione chiamata “Ala del Rinnovamento”. Quattro parlamentari sono andati con questa scissione, guidata da Fotis Kouvelis, il dirigente della fazione di destra nel partito. L'ultimo giorno del recente congresso straordinario del Synapsismos 300 delegati (su un totale di 1350) hanno abbandonato la sala. L'hanno fatto in protesta al rifiuto di Alexis Tsipras (il presidente del partito) a prendere in considerazione il loro appello per porre fine al fronte elettorale Syriza e perchè il Synapsismos si presentasse da solo alle elezioni Prima di scindersi, hanno accusato il partito di avere una politica “settaria”.
Questa frazione ha lavorato per sei anni per spingere il Synaspismos verso una coalizione con il Pasok e verso una sorta di cooperazione con i Verdi, ma hanno fallito nel trovare un appoggio significativo per questa politica nella base del partito. Adesso si sono scissi e hanno messo i loro quattro seggi parlamentari al servizio di Papandreu, in caso ne avesse bisogno per il futuro.
Tale corrente era in verità interna alla direzione del partito dal 1990. Ma da allora la svolta a sinistra dentro il partito e la gioventù, ha ridotto in maniera significativa il suo peso. Avendo perso il controllo del partito, ha passato tutto il recente periodo a prendere posizione pubblicamente contro il partito stesso, cercando di minare la svolta a sinistra e di indebolire tutto il partito. Questo ha provocato la rabbia della base.
Infatti c'è stato un senso di sollievo tra la base del partito di fronte a questa scissione di destra avvenuta al congresso nazionale. Sfortunatamente il massimo dirigente del partito, Tsipras, non ha avuto la stessa reazione. Ha tentato di evitare la scissione spostandosi a destra prima e durante il congresso. In un tentativo di riconciliarsi con la destra interna ha iniziato a parlare di un governo “progressista” da opporre all'idea del governo di “sinistra”, rifiutato in precedenza. Ha anche promesso alla destra che l'avrebbe fatta finita con i sostenitori di Alekos Alavanos in Syriza.
Alavanos è l'ex presidente del partito che se ne è andato ma è rimasto all'interno del fronte elettorale, Syriza, formando un'alleanza con i maoisti e altri gruppi settari sotto la sigla “Fronte della Solidarietà e della Rivolta”. Persino ora, dopo che la scissione si è compiuta, Tsipras ha tentato di far rientrare la destra nel partito, ma invano. Tutti questi comportamenti da parte di Tsipras non hanno comunque potuto evitare la scissione.
Questo ha avuto un riflesso sulle elezioni interne al Synapsismos. Tsipras è stato eletto con il 75% dei voti, anche se si sono registrate il 20% di schede bianche e il 5% di voti per un candidato di sinistra completamente sconosciuto, Giorgos Vlachogiorgos, che ha annunciato la sua candidatura poco prima delle votazioni pronunciando solo 3-4 slogan di sinistra, come “una pausa al pagamento del debito”, “nazionalizzazione delle banche”, ecc. Si tratta di un segnale di opposizione significativa. Nelle elezioni per il Comitato Centrale del Partito, il settore che appoggia Tsipras non è andato così bene, ottenendo il 50% dei consensi. La sinistra che è guidata da Panayiotis Lafazanis, conta circa il 30% nel Cc e la destra che non ha seguito la scissione, la quale si è raggruppata attorno a Yannis Balafas e il parlamentare Dimitris Papadimoulis, ha circa invece il 17% del Cc.
Ritorno al marxismo
Si tratta di un grosso passo avanti per Lafazanis e la sinistra nel partito. È anche un'indicazione di come la crisi del capitalismo greco stia avendo un effetto sulla base del Synapsismos. Lafazanis ha invitato apertamente a ritornare al marxismo, per un'opposizione all'Unione Europea capitalista la quale – ha detto – non può essere riformata come sostiene l'ala moderata del partito e si è detto favorevole alla nazionalizzazione delle banche. Ha anche chiesto che fosse aggiunto un punto nello Statuto del partito in cui si dichiarava come obiettivo la costruzione di un partito marxista rivoluzionario. In effetti il documento presentato da Lafazanis è veramente molto spostato a sinistra.
Ecco come la pressione determinata dalla crisi sta influendo sulle diverte tendenze nel Synapsismos. Una di queste è uscita apertamente in favore di un appoggio alle politiche del Pasok, mentre dall'altra parte l'ala di sinistra è stata rafforzata. L'unica direzione in cui si può muovere questa sinistra, se vuole che il partito giochi un ruolo decisivo nello scontro di classe in Grecia, è verso il marxismo rivoluzionario.
Come marxisti siamo intervenuti nel dibattito al congresso, sollevando la necessità di un programma e di una politica marxista. Abbiamo spiegato il bisogno di un fronte unico tra Synapsismos e Kke, e di una campagna mirata verso la base del movimento sindacale.
Qui si vede come la borghesia si stia preparando per il prossimo periodo, spingendo per piani di tagli drastici e preparando le proprie carte con una chiara comprensione del fatto che i partiti o le coalizioni che porteranno avanti i piani di austerità necessari al sistema saranno puniti sul fronte elettorale. Mentre la borghesia sta traendo le proprie conclusioni, comunque, i lavoratori non sono da meno. Stanno arrivando alla comprensione del fatto che non c'è da cambiare questo o quel politico, questo o quel provvedimento, ma che è un necessario un radicale cambio di rotta. Hanno dimostrato di essere pronti a lottare. Ora è necessaria una direzione che sia all'altezza di questo compito.
18 giugno 2010
Source: FalceMartello (Italy)