Ieri l’Histadrut, la confederazione sindacale israeliana, ha organizzato uno sciopero generale dei lavoratori del settore pubblico. Le motivazioni dello sciopero erano da un lato il mancato pagamento degli stipendi negli enti locali, negli enti religiosi e dei vigili del fuoco, dall’altro il furto del denaro dei lavoratori da parte degli enti locali stessi, attraverso il trasferimento di parte del salario verso i fondi pensione, che si stima costera ai lavoratori circa un miliardo di shekel (uno shekel è uguale a 20 centesimi di euro circa, ndt)
Non sono solo i lavoratori degli enti locali a essere sotto attacco, ma l’intera classe operaia. Alcune famiglie operaie in cui lavorano entrambi i genitori vivono sotto i livelli di povertà. Oggi, per esempio, abbiamo sentito Faraj Marai, capo del dipartimento per i beni culturali e il turismo del comune di Horfesh, spiegare di non aver ricevuto lo stipendio da sei mesi. Non è l’unico: altri 37 lavoratori sono nella stessa situazione. Lui e i suoi colleghi giustamente dubitano che lo sciopero, nella forma che ha preso, possa risolvere questo problema.
“Siamo già disperati e crediamo che l’Histadrut abbia iniziato a muoversi troppo tardi”, dice Marai. “Il consiglio locale di Horfesh ha molti guai economici, e anche se alla fine si troveranno i soldi non siamo troppo sicuri che li riceveremo. Tutte le procedure burocratiche sono gravose... e si accumulano enormi ritardi. Crediamo che se il governo volesse, sarebbe possibile trovare un modo per dare a tutti i lavoratori lo stipendio.”
Naturalmente ha ragione. Questo sciopero, per quanto sia un passo in avanti positivo, non ha fatto emergere tutta la forza della classe operaia, e non è stato sufficiente a vincere la battaglia. È ottimo che la dirigenza dell’Histadrut abbia convocato lo sciopero, ma perché potesse avere possibilità di vittoria avrebbe dovuto essere trasformato in uno sciopero generale di tutti i lavoratori in modo da fermare ogni attività economica nel Paese. Uno sciopero generale avrebbe messo in ginocchio i padroni e i politici corrotti che attaccano i lavoratori.
La borghesia è unita contro i lavoratori…
Non c’è voluto molto perchè i capitalisti iniziassero la loro controffensiva. Lo stesso giorno in cui lo sciopero è iniziato, la Federazione delle Camere di Commercio Israeliane e l’Associazione degli artigiani hanno richiesto che la Corte Nazionale del Lavoro emettesse un ordinanza di cessazione dello sciopero. Gli economisti dell’Associazione affermano che lo sciopero costerebbe al paese – s’intende, naturalmente, alla borghesia – 350 milioni di shekel soltanto per il primo giorno. Dicono anche che nel giro di due giorni il carburante delle stazioni di servizio potrebbe finire, dal momento che durante la mobilitazione i trasporti non sarebbero effettuati. La Corte ha purtroppo emesso l’ordinanza e l’Histadrut ha revocato lo sciopero dopo un giorno soltanto. Questo, tuttavia, non risolve i problemi fondamentali alla base dello sciopero stesso.
I capitalisti e alcuni esponenti dell’estrema destra non hanno perso tempo a versare lacrime di coccodrillo sulle sfortune dei poveri lavoratori. Il presidente dell’Associazione degli artigiani, Shraga Brosh, ha affermato che il mancato pagamento dei salari è un crimine intollerabile. Il parlamentare Nisan Slumianski (dell’Unione Nazionale-Mafdal, un partito religioso sionista) ha attaccato il governo per la sua politica economica. Si tratta chiaramente di nulla più che demagogia. Dov’era l’Associazione a partire dal 2004, quando si è tenuto l’ultimo sciopero generale, e il governo aveva promesso di pagare salari equi ai lavoratori? E che dire delle due componenti che formano ora il partito di Slumianski, che facevano entrambe parte della coalizione di destra guidata da Ariel Sharon diversi anni fa? La destra radicale sta cercando di sfruttare l’immobilismo dei dirigenti dei partiti dei lavoratori per guadagnare consensi e appoggio a loro spese, e di questo sono responsabili proprio quei dirigenti, che sono entrati nella coalizione di Olmert a dispetto del fatto che l’esito negativo di questa scelta apparisse ovvio a chiunque, fuorché ai dirigenti stessi.
Il presidente della Federazione delle Camere di Commercio Israeliane, Uriel Lin, ha espresso la paura dei capitalisti per lo sciopero quando ha affermato che “questo sciopero è un esempio dell’uso distorto del diritto di sciopero. Dobbiamo farla finita con [!] la tradizione degli enti locali di accumulare un forte deficit per poi pretendere che sia il governo a pagare i loro conti, a spese dei contribuenti. Questa è un’offesa spudorata nei confronti di tutti i cittadini di Israele, e in particolare al settore degli affari.”
Lin e i suoi sgherri hanno valide ragioni per essere spaventati. Considerate le sue straordinarie contraddizioni di classe, Israele è una bomba ad orologeria per quanto riguarda la lotta di classe. Lo scorso anno, il numero dei poveri in Israele si è attestato intorno al milione e mezzo di persone. Quest’anno si sono aggiunte altre centomila persone. Le malattie depressive sono in crescita galoppante, e, insieme alla brutale occupazione della Palestina, questo fattore contribuisce a rendere la società israeliana alienante e violenta. Finora i capitalisti sono stati in grado di distogliere l’attenzione dai problemi sociali utilizzando le guerre e i conflitti etnici, ma questo sistema non funziona più. La guerra sconfitta contro il popolo libanese è servita soltanto ad aumentare la rabbia e la frustrazione della gente, e la strage di Beit Hanoun è stata condannata dalla maggior parte degli Israeliani per la sua intollerabile crudeltà. I capitalisti non temono soltanto il danno economico immediato che questo sciopero causerebbe: hanno visto lavoratori ebrei e arabi marciare uniti contro di loro, e comprendono le possibili ripercussioni politiche di un simile scenario. Una lotta di classe unitaria è ciò che i capitalisti temono di più. Questa è la ragione per cui hanno voluto a tutti i costi fermare lo sciopero, benché questo fosse rivolto principalmente contro il governo (naturalmente, da un punto di vista pratico, questa distinzione è priva di significato: il governo rappresenta i capitalisti e porta avanti le loro politiche nel loro interesse).
In questo contesto, vale la pena citare un episodio che è stato pubblicato su Walla, un portale internet israeliano:
“…i passeggeri all’aeroporto cercavano disperatamente di raggiungere un volo della British Airways. La compagnia chiese all’aeroporto di concedere all’aereo il permesso di lasciare il paese, dal momento che il personale di bordo non si era svegliato in tempo e non era in grado di partire in orario. Il consiglio di azienda dei lavoratori (equivalente alla Rsu, ndt) dell’aeroporto concesse al volo di partire senza i passeggeri, ma la British Airways cercò di far salire di nascosto i passeggeri, contrariamente alle condizioni stabilite dal comitato dei lavoratori. Alla fine, il comitato ne venne a conoscenza e il volo fu cancellato – anche il personale di bordo rimase in Israele.”
Questo episodio insegna che non erano solo i capitalisti israeliani che stavano cercando di infrangere lo sciopero, ma anche quelli di altri paesi. Per questo ciò di cui c’era bisogno era un appello alla classe lavoratrice di tutto il mondo a sostenere lo sciopero, per impedire che riuscissero a fermarlo. Una situazione analoga si era verificata in precedenza, quando, durante lo sciopero dei lavoratori portuali, il governo israeliano aveva chiesto ai corrotti regimi arabi di soocorrerlo consentendo l’utilizzo dei loro porti per bloccare lo sciopero.
… e i lavoratori si uniscono contro la borghesia
Sono circa 12.000 i lavoratori colpiti direttamente dal mancato pagamento dei salari, e altri 40.000 circa dallo scippo delle pensioni, per la maggior parte lavoratori arabi e religiosi. Nonostante queste cifre, 200.000 lavoratori sono scesi in strada a protestare contro questi crimini. Ebrei laici, ebrei religiosi, e Musulmani e Arabi cristiani scioperavano tutti insieme contro i loro sfruttatori. È stato un meraviglioso esempio di solidarietà di classe, ed è l’arma più efficace dei lavoratori contro la borghesia.
Stando a quanto riferito da alcuni rappresentanti dell’Histadrut, sono giunte numerosissime telefonate a sostegno dello sciopero: i telefoni praticamente non hanno mai smesso di suonare. Jihad Aqel, un membro dell’Hadash [il fronte elettorale del Partito Comunista], ha affermato che “avendo assistito a molti scioperi, sento che tutto il pubblico impiego ci sostiene, ancor più che durante lo sciopero del 2004. Il settore pubblico è consapevole del fatto che lo sciopero riguarda persone che non hanno ricevuto i loro stipendi o le pensioni, e che il problema non è stato risolto nel 2004, per cui è evidente che occorre lottare.” I lavoratori telefonavano anche per denunciare che i loro datori di lavoro li avevano minacciati perché tornassero al lavoro. Questo mostra che è necessario costruire comitati di azione composti dai lavoratori più combattivi, per la difesa dei diritti dei lavoratori in sciopero.
Non si tratta di dettagli di scarsa importanza. Tra le persone di sinistra, anche in Israele, c’è la convinzione che tutti gli ebrei israeliani costruiscono un unico blocco sociale reazionario. Ad ogni modo, i marxisti hanno sempre sottolineato il fatto che in Israele ci sono lavoratori e capitalisti, sfruttati e sfruttatori. Noi abbiamo previsto l’esplodere della lotta di classe in Israele già da molti mesi ormai, resa ineluttabile dal fatto che i capitalisti sono costretti ad attaccare i redditi dei lavoratori per incrementare i propri profitti. Lo sciopero di ieri mostra che vi sono interessi di classe contrastanti in Israele, che trascendono la divisione su basi nazionali incoraggiata dai capitalisti per dividere l’unità dei lavoratori e impedire la lotta di massa. Abbiamo scritto in precedenza che le lotte che verranno renderanno inutili queste teorie infantili, e questo sciopero non è che l’inizio di questo processo.
Una critica e una strategia per la vittoria
Uno sciopero generale a carattere politico, il cui scopo fosse far cadere il governo, riceverebbe il sostegno di una parte consistente dei due milioni e mezzo di lavoratori israeliani, e pure delle loro famiglie. Ma perché questo possa accadere, è necessario avviare un’azione di sciopero davvero combattiva, con una direzione democraticamente eletta in ogni luogo di lavoro, e non basta uno sciopero parziale controllato dalla burocrazia dell’Histadrut. Dove il sindacato è corrotto, o del tutto assente, è necessario costruire un consiglio di lavoratori eletto, e organizzare tutti i lavoratori in sciopero in un movimento di massa, alla quale la dirigenza dell’Histadrut dovrà dare delle risposte, non potendo agire da sola.
Uno sciopero come questo unirebbe tutti i lavoratori, Ebrei e Arabi. La lotta vincente dei lavoratori contro i capitalisti e i loro governi è l’unica via per una vera pace tra i popoli di questo territorio, poiché guerre, nazionalismo e razzismo sono le armi dei padroni e dei loro lacchè, sono ciò che consente loro di creare ad arte conflitti etnici tra i lavoratori di diverse nazionalità. Uno sciopero generale, almeno di 24 ore, renderebbe chiaro ai lavoratori che nessuna forza al mondo è in grado di sconfiggerli quando lottano uniti come classe.
Per la vittoria dei lavoratori del settore pubblico!
Per un vero sciopero di 24 ore di tutti i lavoratori come primo passo verso la vittoria!
Il partito laburista deve uscire dal governo!
Abbasso il governo corrotto, evviva il governo dei lavoratori!
30 novembre 2006