La rivista marxista statunitense "Socialist appeal" ha intervistato Miguel Campos, attivista del Freteco (il fronte dei lavoratori delle fabbriche occupate), sul ruolo della classe operaia nella campagna per la rielezione di Chavez e più in generale all'interno della rivoluzione bolivariana.
Domanda: Si avvicinano le elezioni presidenziali del 3 dicembre prossimo in Venezuela. Che importanza possono avere per la classe operaia del paese?
Risposta: Queste elezioni sono un passaggio importante del processo rivoluzionario bolivariano. L'oligarchia si affida a Rosales che non ha però possibilità di vittoria. Continueranno a delegittimare le elezioni anche nel caso che rimangano in corsa fino alla fine. Rosales è l'uomo dei latifondisti e dei paramilitari. Lo slogan chavista e anti-Rosales di "Un altro Bush è possibile" è piuttosto popolare.
Il 3 dicembre può accadere di tutto. L'unica ipotesi da scartare come impossibile è quella che prevede un'accettazione pacifica e tranquilla dei risultati da parte degli oligarchi e degli imperialisti, che stanno già facendo i propri calcoli a riguardo. Dobbiamo anche tenere conto delle correlazioni tra le forze rivoluzionarie. Nelle attuali circostanze la situazione è assai favorevole per il movimento rivoluzionario, ma è diffuso il sentimento secondo cui le cose devono cambiare dopo la vittoria di Chavez.
C'è un grande divario tra le aspettative delle masse e la realtà di burocrazia e corruzione nell'apparato statale. I peggiori elementi sono stati messi da parte, ma il meccanismo è rimasto quello di uno stato borghese, con conflitti intestini continui e sempre più acuti, anche se, ad oggi, il settore riformista è più forte. Se, dopo il 3 dicembre, non ci saranno radicali cambiamenti, il rischio è quello di spingere verso posizioni estremiste i settori d'avanguardia abbandonando allo stesso tempo le masse all'apatia.
Dobbiamo quindi aumentare la nostra influenza sul processo rivoluzionario. Se Chavez non si appoggia sulle organizzazioni di massa, la rivoluzione può ancora essere sconfitta. D'altra parte il processo è abbastanza profondo da poter anche sopportare eventuali svolte negative dopo il passaggio elettorale. La frusta della controrivoluzione può spronare le masse, come accaduto in passato. Chavez potrebbe nazionalizzare importanti settori economici, anche se non possiamo semplicemente aspettare e vedere cosa fa Chavez.
La classe operaia deve intervenire in maniera autonoma. Il Venezuela è un paese nel caos, dove il 50% degli occupati lavora nell'economia sommersa, e ciò indebolisce il movimento dei lavoratori, rendendo quindi imprescindibile la presenza di un'organizzazione rivoluzionaria della classe lavoratrice.
Qual è il ruolo del Freteco in questo processo?
Sfortunatamente l' Union Nacional de los Trabajadores (Unt), il principale sindacato del paese, è paralizzata da settarismo e divisioni. Un esempio: durante una lotta recente che riguardava diversi impianti della Coca-Cola, elementi dell'ala più riformista dell'Unt, mobilitando lavoratori non più impiegati di questi stabilimenti, hanno bloccato gli ingressi ai depositi di distribuzione. Ma hanno agito in modo burocratico, senza cercare di coinvolgere gli attuali dipendenti. Per tutta risposta la cosiddetta ala più radicale, molto forte in queste fabbriche, ha denunciato l'occupazione! Una vera e propria paralisi generata dall' infruttuosa guerra per il potere e le poltrone all'interno dell'Unt.
Ecco perché abbiamo dato vita al Freteco, per fornire risposte concrete agli operai in lotta, in particolare a quelli di fabbriche espropriate. Purtroppo nessuna corrente dell'Unt ha preso parte a queste mobilitazioni, che noi riteniamo invece cruciali per il futuro della rivoluzione venezuelana. Lavoriamo per mettere in contatto chi lotta e chi lavora in fabbriche nazionalizzate e/o gestite sotto controllo operaio. Abbiamo bisogno di questo coordinamento a livello nazionale per portare a termine la rivoluzione, cioè per arrivare alla nazionalizzazione e al controllo operaio democratico nei settori chiave dell'economia.
La recente conferenza nazionale del Freteco, alla presenza di una novantina di persone, ha avuto un'importanza storica. Il Fronte Nazionale Contadino "Ezequiel Zamora" ha collegato la sua lotta a quella della nostra organizzazione. Dalla Sanitarios-Maracay [fabbrica che produce articoli in ceramica per bagno] sono arrivate richieste per corsi di formazione politica. All'interno del movimento bolivariano ci sono settari che suggeriscono ai lavoratori di non lottare per l'espropriazione di fabbriche dato che il governo di Chavez sarebbe di natura borghese. Ma un numero sempre maggiore di operai rifiuta quest'atteggiamento e si rivolge al Freteco per avere informazioni e poter collegare le lotte.
L'UNT è considerato come un nuovo modello di sindacato. Che ruolo potrebbe avere secondo te nella rivoluzione bolivariana?
Per riuscire ad avere un ruolo decisivo in questo processo, l'Unt non può essere solo la versione migliorata della vecchia e anti-democratica Confederazione de los Trabajadores Venezuelanos (Ctv). Ma deve essere contemporaneamente un sindacato tradizionale, un partito politico ed un'assemblea popolare e operaia. Deve organizzare e coordinare la classe operaia a livello nazionale in modo che essa sia in prima linea nelle lotte politiche ed economiche. Purtroppo però i leader settari e riformisti non ci sentono da questo orecchio, malgrado i lavoratori in maniera istintiva spingano nella giusta direzione.
Vedi, quando l'Unt nacque, i leader sindacali "progressisti" divennero i suoi dirigenti; tra di loro ci sono riformisti che non ritengono indispensabile il socialismo, che si limiterebbero a migliorie graduali tramite una riforma del sistema capitalista, così come estremisti di sinistra che denunciano Chavez come "borghese", che credono che le masse non abbiano la formazione politica necessaria per condurre luna lotta rivoluzionaria, e non danno importanza alle espropriazioni. Ecco il pericolo di un approccio puramente formalista ad un processo vivo e contraddittorio come la rivoluzione in atto, mentre l' Unt, per colpa di questi dirigenti settari e riformisti, è quasi paralizzata. Alla fine comunque i lavoratori comprenderanno come metodi e prospettive di entrambe le tendenze siano sbagliate.
Un popolare slogan elettorale dice: "10 milioni di voti per il socialismo". So che ne preferisci una versione leggermente diversa.
Sì, diciamo piuttosto "10 milioni di ragioni per espropriare i capitalisti" dato che in Venezuela c'è molta confusione intorno al termine "socialismo". Ogni tendenza del movimento ne dà una diversa definizione, ma ognuno lo usa! Per i riformisti ad esempio, "socialismo" significa rispetto per la proprietà privata, riforme graduali ecc...e cercano d'influenzare il dibattito con questa loro prospettiva per evitare vere discussioni su ciò che è realmente il "socialismo". Abbiamo un compito duplice: lottare per la ri-elezione di Chavez e contemporaneamente spiegare che cos'è il vero socialismo.
23 novembre 2006