Nel momento in cui i combattimenti si sono estesi alle due principali città siriane, Damasco e Aleppo, in generale, il movimento di massa è notevolmente scemato, lasciando il posto alla guerriglia, come la lotta armata guidata dalle milizie dell'Esercito Libero Siriano (Els). Dove sta andando la Siria e che cosa la rivoluzione, o più correttamente, ciò che ne resta, potrà produrre?
Debolezza della rivoluzione
In una serie di articoli precedenti (leggii ad esempio La Siria tra guerra e controrivoluzione, ndt), abbiamo spiegato le ragioni che hanno reso la rivoluzione siriana un processo molto protratto e sanguinoso e hanno permesso al regime di aggrapparsi al potere per un lungo periodo di tempo. Elenchiamo queste ragioni qui di seguito, ma il lettore può consultare i nostri articoli più vecchi per ulteriori spiegazioni:
- La rivoluzione siriana, che inizialmente era soprattutto un movimento della gioventù, esplose sotto l'influenza della più vasta rivoluzione araba. Tuttavia, una parte significativa della società siriana, in particolare nei centri urbani, è stata presa di sorpresa da parte del movimento rivoluzionario. Se la Siria non fosse stata influenzata dalle rivoluzioni in Tunisia ed Egitto, essa molto probabilmente avrebbe impiegato qualche anno in più prima che il movimento rivoluzionario esplodesse da solo.
- La classe operaia siriana è stata repressa e atomizzata per decenni. La cosa più importante, la classe operaia siriana non aveva, e non ha ancora, proprie organizzazioni indipendenti che possono essere utilizzate per esprimere i propri interessi di classe e svolgere un ruolo di primo piano nelle lotte che si stanno verificando. Ciò è di importanza decisiva. L'azione dello sciopero di massa adottata dalle classi lavoratrici egiziane e tunisine ha paralizzato lo Stato facendo pendere la bilancia a favore delle masse. Questo non è accaduto in Siria. Per la maggior parte, mentre manifestazioni di massa hanno avuto luogo in molte parti del paese, fabbriche, centrali elettriche, ferrovie, telecomunicazioni, aeroporti, porti marittimi, uffici governativi, ecc. hanno continuato tutti a funzionare normalmente,dando al regime un alto grado di stabilità e l'accesso sicuro alle risorse di cui aveva bisogno per reprimere brutalmente le masse in rivolta.
- La Siria è un paese molto variegato con grandi minoranze etniche e religiose e una struttura sociale molto eterogenea. Il cuore del regime siriano si basa principalmente sulla minoranza alawita. Il regime ha ottenuto il sostegno della maggioranza degli alawiti, cristiani, drusi e musulmani sunniti liberali con successo sfruttando le loro paure dell’ascesa di un regime fondamentalista islamico che li opprimerebbe, marginalizzerebbe, o porrebbe limiti alle loro libertà sociali e ai loro stili di vita . Va notato che molti elementi tra quelli che lottano contro il regime hanno difeso slogan religiosi,utilizzando un linguaggio religioso che ha molto convenientemente giocato a favore della macchina propagandistica del regime.
- La Siria si trova in una regione politicamente molto sensibile e confina con Iraq, Giordania, Israele, Libano e Turchia. E 'diventato il luogo in cui si riproducono gli interessi contrapposti della regione, con le monarchie arabe sunnite da una parte contro gli sciiti sostenuti dagli Iraniani dall'altra, che a sua volta riflette gli interessi contrapposti di Russia-Cina e gli Stati Uniti nella regione, con la Turchia e Francia che cercano di promuovere i propri interessi. Inoltre, dopo l'esperienza dell'occupazione americana e la devastazione dell'Iraq nel 2003, molti siriani sono abbastanza timorosi di un'ingerenza imperialista negli affari del loro paese e dei risultati catastrofici che ciò potrebbe avere. Il regime ha puntato con successo su questi timori per trarre sostegno tra un vasto strato della popolazione di tutti gli ambienti religiosi e sociali.
- Tutti i fattori precedentemente citati si sarebbero potuti superare, e le masse siriane di tutte le estrazioni religiose ed etniche avrebbero potuto marciare unite dietro la bandiera della rivoluzione, se fosse esistita una vera direzione rivoluzionaria, con un chiaro programma economico, sociale e politico , vale a dire un chiaro programma di classe socialista, che avrebbe potuto fare appello a tutti i lavoratori siriani.
- L'opposizione siriana ufficiale rappresentata dal Consiglio Nazionale Siriano è ben lungi dall'essere tale direzione. È proprio il contrario. Il CNS è legato a ricchi uomini d'affari che aspirano a sostituire il regime di Assad e non hanno nessun interesse in comune con le masse in lotta. Infatti, i loro interessi sono opposti a quelle delle masse povere. Il CNS è in realtà uno strumento diretto dell'imperialismo degli Stati Uniti, avendo base all'estero ed essendo finanziato dall'imperialismo, senza collegamenti reali con l'opposizione sul territorio. Più dannoso è stato l'appello continuo del CNS (e dei dirigenti dell' ELS) per l'intervento imperialista in Siria che ha solo danneggiato l'immagine della rivoluzione ed è servito ad allontanare molti strati della società siriana spingendoli tra le braccia del regime di Assad. Molti siriani avrebbero potuto essere altrimenti conquistati alla rivoluzione con una direzione diversa e con parole d'ordine e rivendicazioni corrette.
La lotta continua
Già nel dicembre del 2011 abbiamo pubblicato un articolo dal titolo: Siria - il regime di Assad comincia asgretolarsii mentre la rivoluzione passa a una fase superiore (in inglese), in cui abbiamo proposto la seguente analisi:
"La rivoluzione siriana si sta svolgendo in condizioni particolari, senza sindacati indipendenti, e senza un partito rivoluzionario in grado di guidare la rivoluzione e svolgere i compiti necessari per raggiungere la vittoria. Le pressioni della rivoluzione non possono aspettare che sia indicata la soluzione giusta, ma sono scoppiate comunque e si sono espresse attraverso l'Esercito Libero. Questa è, al momento, l' unica organizzazione di massa nella rivoluzione siriana. Con la mancanza di un'alternativa, diventa anche l'organizzazione leader nella rivoluzione. Ciò significa che, nelle attuali condizioni, tutte le domande della rivoluzione si esprimeranno in questa organizzazione.
"Le domande abbondano sulla natura dell'Esercito Libero Siriano. È veramente un corpo di veri soldati rivoluzionari, la milizia armata della rivoluzione? È dominata da elementi dell'estremismo islamico, o potrebbe essere un semplice strumento nelle mani delle potenze imperialiste? Qualunque osservatore serio del suo sviluppo non poteva non rendersi conto che l'Esercito Libero Siriano non è né un milizia islamica, né un agente di potenze straniere: la verità è che la sua natura non è stata ancora decisa."
Gli sviluppi degli ultimi mesi hanno confermato la nostra analisi. L' Els è cresciuto in dimensioni, forza e popolarità. E' diventato il punto focale della lotta contro il regime di Assad. Tuttavia, questo non esaurisce la questione. Questo sviluppo è arrivato a spese del movimento di massa. E' evidente che la partecipazione di massa è in declino, lasciando portare avanti la lotta all'Els. Ad esempio, la rivolta in molti dei quartieri di Damasco è principalmente un'operazione dell'Els e non è stata accompagnata da un movimento di massa generale. Abbiamo visto la stessa cosa accadere ad Aleppo nei giorni scorsi. In effetti, a Damasco, il regime era estremamente debole in un certo momento e una manifestazione di forza sufficientemente grande delle masse avrebbe potuto portare alla sua caduta. Ma questo non è accaduto. Il movimento di massa è in gran parte scomparso e ciò che rimane di esso sta diventando un'appendice dell'Els. Questo è un grande passo indietro e uno sviluppo reazionario. Inoltre, dobbiamo porci la stessa domanda importante che ci siamo posti nel dicembre del 2011: Qual è la natura della FSA? È formato solo da forze rivoluzionarie o sono ci sono altri elementi al suo interno che hanno priorità diverse?
Non è un segreto che le forze reazionarie, come i governi di Arabia Saudita e Qatar, oltre a ricchi finanziatori privati,hanno fatto convogliare milioni di dollari e uomini per alcune milizie che compongono l'ELS. La Turchia ospita anche campi di addestramento militare per l'Els, con il chiaro intento di spingere per la propria agenda in Siria. La Francia sta svolgendo un ruolo importante nella promozione delle forze reazionarie che sono emerse tra le milizie. Qui Parigi sta cercando di riconquistare la sfera di influenza che aveva perduto nella regione, e questo spiega il suo pesante coinvolgimento. Gli Stati Uniti, dopo essersi bruciati le dita in Iraq e in Afghanistan, non hanno alcun desiderio di essere risucchiati in un'altra guerra, anche se hanno ammesso apertamente di aiutare alcune delle milizie.
La domanda è: chi sta ottenendo questi aiuti? Sono stati distribuiti a tutte le milizie che combattono? Questo è ben lungi dall'essere vero. In realtà, molti combattenti dell'Els hanno spesso lamentato la mancanza di risorse e di armi e hanno espresso la loro frustrazione per altri gruppi combattenti che si rifiutano di condividere le risorse con loro. Chi sono questi gruppi che stanno ottenendo gli aiuti esteri e qual è il loro programma? È molto importante essere chiari su questo: questi gruppi sono rabbiose forze reazionarie, per nulla diverse dalle forze di Assad. Sostengono inoltre una ideologia fondamentalista e difendono gli interessi di chi li finanzia, cioè di quelli che hanno interessi diametralmente opposti a quelli delle masse siriane. Sono le forze della controrivoluzione, che, mentre lottano contro il regime, stanno lavorando per minare quello che è rimasto della vera e propria rivoluzione.
La realtà della situazione è questa: l'Els comprende migliaia di onesti combattenti rivoluzionari, i figli e le figlie di operai siriani, degli agricoltori e dei poveri delle città. Essi sono spesso collegati ai comitati di coordinamento locali e ai consigli rivoluzionari. Ma l'Els ha anche un'ala reazionaria che ha accesso a risorse estere e sta crescendo di giorno in giorno a spese dell'ala rivoluzionaria. Il riflusso del movimento di massa è servito a minare fortemente e isolare i rivoluzionari ed ha creato un pericoloso vuoto che viene riempito da forze reazionarie e opportuniste.
In assenza di un'alternativa chiara e con il passaggio alla lotta armata, è chiaro che i gruppi che sono meglio organizzati, più disciplinati e, soprattutto, con un migliore accesso ad armi, comunicazioni, logistica e finanziamenti, stiano assumendo un ruolo di primo piano. E questi sono i gruppi più conservatori, reazionari e settari attorno ai Fratelli Musulmani, i salafiti e anche organizzazioni collegate ad Al-Qaeda. Questi beneficiano di finanziamento e di sostegno dal Qatar, Arabia Saudita e da altre fonti. Aiuto e supporto vengono forniti insieme a consigli sulle questioni politiche.
La situazione precedentemente descritta mostra un processo generale che va avanti all'interno e all'esterno dell' Els:tale è la degenerazione del movimento rivoluzionario. Questo può essere visto non solo da segni quantitativi, quali il declino della partecipazione delle masse nelle attività rivoluzionarie, ma anche da segni qualitativi. Molti degli slogan che vengono proposti oggi sono radicalmente diversi, e anzi reazionari, rispetto a quelli che abbiamo visto all'inizio della rivoluzione. Ad esempio, nei primi giorni abbiamo sentito lo slogan "uno, uno, uno, il popolo siriano è uno" e ora abbiamo"stiamo arrivando, stiamo arrivando Allah". Questo non è un dettaglio! E sicuramente non sta incoraggiando le minoranze religiose e i musulmani progressisti ad unirsi alla rivoluzione, semmai, li sta allontanando!
Il regime è riuscito a utilizzare i massacri per provocare forti sentimenti anti-alawiti tra grandi settori della popolazione sunnita e in seguito premere il movimento lungo linee confessionali. Questo non è un problema secondario e viene sfruttato dagli elementi più reazionari per diffondere una posizione apertamente anti-alawita, portando avanti parole d'ordine che non saranno mai in grado di radunare attorno ad esse la maggior parte delle masse. Slogan come "difendere la nostra religione ...difendere i musulmani sunniti ... questa è la Jihad contro gli infedeli ... gli alawiti sono infedeli e nemici dell'Islam, ecc"non fanno altro che dividere la popolazione e spingere un settore verso il regime.
In che direzione va la Siria?
È molto difficile prevedere come si risolverà una situazione molto complicata come quella siriana. È chiaro che il regime di Assad finirà per crollare. Sta marcendo dall'interno, come rivela l'ultima defezione alla "rivoluzione" del primo ministro di Assad. Come in Libia, mentre diventa sempre più chiaro che, anche se il regime è ben armato i suoi giorni sono contati, sempre più elementi dall'interno del regime sono alla ricerca di una sistemazione futura. Il fatto che tali elementi possono andare verso la cosiddetta "rivoluzione" mostra come sia diventata reazionaria la situazione su entrambi gli schieramenti. Questi elementi non stanno saltando dalla nave che affonda per sostenere la rivoluzione, ma proprio per i motivi opposti. Si stanno preparando per il futuro, dove aiuteranno a sotterrare ancor di più quel poco che è rimasto della rivoluzione.
Questo spiega perché un crollo del regime non significa necessariamente una vittoria per la rivoluzione. Al contrario, sembra che il movimento rivoluzionario sia già sulla strada della sconfitta, perché ha perso il comando delle forze che non può controllare. Questo non vuol dire che questo processo non possa essere invertito, ma nell'ultimo periodo, questa è stata la tendenza. Questo deve essere detto con coraggio ai veri rivoluzionari siriani e alla gioventù.
Tuttavia, l'analisi non può fermarsi qui, come ci possono essere diverse varianti nel risultato finale. Il regime, che ha cercato di consolidare fin dall'inizio il conflitto su basi settarie, potrebbe ritirarsi sulla zona costiera dove gode del sostegno degli alawiti e intraprendere una lunga guerra civile da lì, e anche cercare di stabilire un mini-stato de facto. Ciò è del tutto possibile dato il fatto che migliaia e migliaia di miliziani alawiti saranno ancora armati fino ai denti anche se il regime è calciato fuori da Damasco. Paesi come l'Iran e la Russia sono disposti a sostenere tali milizie. D'altra parte, paesi come gli Stati Uniti, Arabia Saudita e Qatar sono pronti a continuare a sostenere le milizie che sono leali nei loro confronti. Uno scenario di prolungata guerra civile equivarrebbe a isolare eventuali elementi progressisti dall'equazione .Ciò porterebbe ad uno scenario di guerra civile libanese e significherebbe una catastrofe completa per la Siria e il popolo siriano.
Un ulteriore elemento dell’equazione è la situazione curda. Notando che non può più controllare le aree curde, il regime sembra essersi ritirato a favore di gruppi armati legati al Pkk. Ciò è qualcosa che la Turchia non può permettere,dato il rischio che anche la guerriglia curda all’interno della Turchia riprenda nuovo vigore. In tal modo il regime di Assad raggiunge due obiettivi: separare le zone curde (che non può più controllare) da un fronte comune delle opposizioni, e presentare ancor di più il presente conflitto come un atto di resistenza contro l’intervento straniero (in questo caso la Turchia).
Gli Alawiti, e forse i cristiani ed altre minoranze combatteranno a fianco di Assad dal momento che gli elementi reazionari islamici sono diventati dominanti fra i “ribelli” e porteranno avanti una serie di rivendicazioni religiose e anti-alawite. Bisognerebbe che i giovani e i lavoratori siriani si uniscano sia contro Assad sia contro gli elementi reazionari fondamentalisti che stanno prendendo il controllo dell’Els. Questo è l’unico modo per guadagnare gli Alawiti alla causa della rivoluzione. Ma dal momento che gli elementi reazionari stanno ora dominando la scena, questo scenario è quello che ha minori possibilità di concretizzarsi. La mancanza di un partito socialista rivoluzionario capace di unire la classe operaia a prescindere dalle divisioni etniche e religiose è ciò che spiega l’impasse attuale.
Anche se si riuscisse a evitare una Guerra civile su basi etniche e religiose, è un paese diviso come la Libia il futuro “migliore” per i siriani. Non esiste una direzione politica credibile con un programma rivoluzionario che possa unire le masse attorno a sé. Elementi opportunisti di ogni risma appaiono e scompaiono per ricomparire a tutti i livelli e autoproclamarsi leaders. Le masse sono molto stanche e incapaci di condurre una battaglia contro l’opportunismo. Le diverse milizie che compongono l’Els, oggi unite contro Assad, nell’eventualità di una sua caduta comincerebbero a scontrarsi fra di loro per il potere. Non possiamo avere alcuna illusione su un’ipotetica soluzione dei problemi della classe lavoratrice una volta che Assad fosse rovesciato, men che meno seminare speranze di questo genere fra i giovani e i rivoluzionari siriani. Il regime che giungerebbe al potere dopo la caduta di Assad potrebbe essere ancora più reazionario e brutale.
Che posizione difendono i marxisti?
I marxisti non vivono in un mondo astratto e non credono in situazioni dove esista solo il bianco o il nero. La nostra analisi della situazione è una guida all’azione, cioè un tentativo di orientare noi stessi verso le azioni più corrette. Che posizione assumono i marxisti rispetto alla situazione molto complicata che si è sviluppata in Siria, rispetto all’Els e rispetto al ruolo dei rivoluzionari e della gioventù?
Le milizie dell’Els, i comitati locali di coordinamento, i consigli rivoluzionari, ecc, sono stati all’inizio tutte creazioni dei soldati e delle masse rivoluzionarie. Alcuni di essi sono caduti sotto l’influenza di elementi reazionari, altri probabilmente mantengono il carattere democratico, popolare e non settario dell’insurrezione rivoluzionaria
La principale debolezza del movimento rivoluzionario, che ha permesso agli elementi reazionari di prendere il sopravvento e ha fornito margini di manovra al regime, è in primo luogo e soprattutto politica. L’impasse in cui si è trovato il movimento e che ha portato alla dinamica attuale, in gran parte militare, si sarebbe potuto spezzare sulla base di un vero programma rivoluzionario, che avrebbe combinato le rivendicazioni di natura democratica con quelle sociali ed economiche e che avrebbe rivolto un appello alle masse siriane cercando di spezzare le divisioni etniche e religiose, minando così in maniera decisiva le basi di appoggio del regime.
Una guerra rivoluzionaria non può essere ridotta a una questioni di armamenti a disposizione, ma è soprattutto una questione legata al programma politico della rivoluzione stessa. Molte volte nella storia delle forze rivoluzionarie con mezzi tecnici e militari molto inferiori hanno sconfitto eserciti e apparati statali molto più forti e meglio equipaggiati, sulla base di un programma che permetteva loro di dividere tali eserciti e apparati statali su basi di classe.
Dal nostro punto di vista, quindi, questa è la prima domanda a cui dobbiamo rispondere: per cosa lottiamo? Non è sufficiente affermare che siamo per l’abbattimento del regime di Assad, dato che per larghe fasce della popolazione non è indifferente chi lo sostituirà, particolarmente se una delle possibilità è quella di una dittatura su basi religiose. La prospettiva di sostituire la famiglia Assad con dei capitalisti legati ai Fratelli musulmani non è una certo allettante per i lavoratori e per i giovani rivoluzionari, particolarmente per coloro che si considerano laici o non sono sunniti. L’idea che al posto di Assad si instauri un protettorato Usa come in Iraq o in Afghanistan oppure uno appoggiato dalla Turchia o dall’Arabia saudita ripugna molti siriani che sono fieramente orgogliosi della loro indipendenza nazionale e delle loro tradizioni antiimperialiste.
Il compito dei marxisti è di spiegare pazientemente la necessità di un programma socialista, l’unico che possa collegare le aspirazioni democratiche della popolazione alle loro rivendicazioni economiche e sociali. I veri rivoluzionari si devono organizzare in maniera indipendente e portare avanti le loro idee con forza e in modo collettivo.
Crediamo che le forze rivoluzionarie possano sconfiggere la reazione solo se portano avanti le seguenti rivendicazioni:
- Non una lotta di religione, ma una lotta delle masse lavoratrici. Non una “Jihad” ma una rivoluzione delle masse
- Difendere le idée originali della rivoluzione. Democrazia, libertà, giustizia sociale ed uguaglianza sono i princìpi per cui migliaia di rivoluzionari hanno sacrificato le loro vite.
- Sconfiggere il regime di Assad significa anche espropriare le ricchezze sottratte dalla sua famiglia e porre l’economia siriana sotto il controllo democratico dei lavoratori.
- Nessuna illusione nelle potenze imperialiste. Contro le interferenze imperialiste in Siria. Usa, Francia, Russia, Turchia, Qatar e Arabia saudita: giù le mani dalla Siria. Solo il popolo siriano può ottenere la propria liberazione
- Tutti gli organismi armati devono essere posti sotto il controllo dei consigli rivoluzionari, a tutti i livelli
- Tutti i consigli rivoluzionari e le milizie dell’Els devono essere strettamente democratici. Una persona, un voto. Difendere la libertà totale di dibattito e di discussione all’interno delle organizzazioni della rivoluzione. Nulla può essere imposto antidemocraticamente sulla volontà della maggioranza.
- Fare attenzione agli elementi opportunisti fino a ieri parte del regime e ai consigli di “opposizione” appoggiati dall’Occidente. Tutte le decisioni devono essere prese da consigli democratici che rappresentino la lotta nei territori.
- Costruire comitati in tutti i posti di lavoro in modo che la classe operaia possa emergere come una forza all’interno della rivoluzione. Coordinando questi comitati a livello locale e nazionale, si preparerebbero le basi per la formazione di un governo che rappresenti veramente gli interessi dei lavoratori e degli oppressi in Siria. In mancanza di ciò, la direzione è in procinto di essere presa da forze reazionarie che sono totalmente incapaci di risolvere i problemi sociali veri e scottanti delle masse lavoratrici
15 agosto 2012
Translation: FalceMartello (Italy)