Italian translation of USA: The Crisis of Capitalism by the Numbers (02 February 2012).
Ripubblichiamo dal sito dei marxisti americani un grafico che è comparso per la prima volta sul New York Times, basato sulle cifre della ricerca “ lo Stato dell’America che lavora” dell’Economic policy institute. Copre il periodo che va dal 1913 ad oggi, incentrandosi particolarmente sul periodo successivo al 1947. Quell’anno è significativo perchè può essere considerato l’inizio del boom economico successivo alla Seconda guerra mondiale, un periodo nel quale i capitalisti facevano tanti e tali profitti che potevano lasciare qualche briciola ai lavoratori. Gli scioperi di massa degli anni trenta e il rafforzamento dei sindacati nel dopoguerra indussero il padronato a prendere misure volte a mantenere una relativa pace sociale.
Ma i “bei vecchi tempi” finirono con la recessione del 1973-75 e, come il grafico mostra chiaramente, a partire dal 1980 la produttività dei lavoratori si è impennata. Tuttavia la percentuale di ricchezza che è andata a coloro che la producono realmente è rimasta al palo. I profitti sono cresciuti e così è aumentata la diseguaglianza per quanto riguarda i redditi e la ricchezza. Oggi, con milioni di disoccupati, i lavoratori producono ricchezza a livelli mai raggiunti prima, con salari più bassi, in termini reali, rispetto a quelli degli anni settanta. È una situazione assurda.
Questa non è propaganda comunista: le cifre parlano da sole. Se l’economia capitalista possedesse un minimo di razionalità, questo incremento di produttività sarebbe utilizzato per aumentare i salari, ridurre l’orario di lavoro ed aumentare l’occupazione. Ma il capitalismo si basa sull’anarchia del mercato e l’accaparramento cieco del profitto. I capitalisti hanno accumulato superprofitti per decenni e non saranno disposti a rinunciarvi senza una battaglia. La loro unica risposta alla crisi è che siano i lavoratori e le loro famiglie a pagarla. Facendo in questo modo, mettono il futuro di milioni di persone a rischio. Pensiamo ci sia un’altra via d’uscita, più umana, democratica e razionale: il socialismo.
Grafico a cura di Bill Marsh/The New York Times. fonti: Robert B. Reich, University of California, Berkeley; “The State of Working America” dell’Economic Policy Institute; Thomas Piketty, Paris School of Economics, e Emmanuel Saez, University of California, Berkeley;
Census Bureau; Bureau of Labor Statistics; Federal Reserve
Translation: Falce Martello (Italy)