Venezuela: la controrivoluzione lancia una nuova sfida

Nel percorso che porterà alle elezioni di settembre, l’opposizione si sta preparando su diversi fronti. Da una parte c’è il sabotaggio economico, dall’altra le manovre degli elementi di destra presenti all’interno dello stesso movimento bolivariano. Nel frattempo, tutto questo sta esercitando un effetto di radicalizzazione a sinistra.

I nuovi sviluppi in Venezuela mettono in luce che la controrivoluzione si sta organizzando per preparare una nuova battaglia di lungo periodo contro il governo bolivariano. Al culmine di una recessione economica prolungata, abbiamo visto recentemente nuove ricollocazioni negli schieramenti politici che possono giocare un ruolo decisivo nella fase che precede le elezioni per il rinnovo del parlamento di settembre.

Il Chavismo blu

Circa tre settimane fa il governatore dello stato di Lara, Henri Falcon, ha scelto di abbandonare le fila del PSUV, dopo una lunga polemica con Chavez. Quest ultimo lo ha accusato di essere troppo vicino alla borghesia di Lara e di non difendere nei fatti gli interessi dei lavoratori e dei giovani in questo stato. Falcon ha replicato facendo le valigie e entrando nel PPT (acronimo di Patria Per Tutti), un piccolo partito che appoggia il governo ma che è rimasto fuori dal PSUV quando questo è stato fondato nel 2007. Da allora, ha agito come un freno su Chavez appoggiando la causa della “riconciliazione” e del “dialogo” con l’ opposizione.

Falcon ha parlato in modo demagogico del bisogno di “tolleranza”. Ha affermato che “Un rivoluzionario deve costruire ponti, non preparare trappole o denunciare il diritto della gente a far parte del partito politico che vogliono”. Mentre cerca di raccogliere gli elementi della piccola borghesia e della classe media attorno ai suoi appelli per la “democrazia” e per la “ libertà di partito politico” (una richiesta strana dato che sono tutti diritti garantiti in Venezuela), quello che realmente dà fastidio a Falcon sono le recenti dichiarazioni di Chavez che lo accusano di essere un alleato della borghesia.

Il 14 marzo Chavez ha espresso dei commenti sulla vicenda Falcon nel suo show Alò Presidente. Ha parlato in termini molto duri, non solo del governatore di Lara, ma anche della classe borghese venezuelana:

“La nostra rivoluzione non sta scendendo a patti con la borghesia. Non esiste la possibilità di nessun accordo nè di nessun patto con la borghesia Venezuelana. Non c’è possibilità di accordo, nè può esserci o ci sarà mai e chi pensa che invece possa esserci, deve abbandonare immediatamente le nostre fila.

“È per questo che il problema del governatore di Lara, di cui ho parlato con fermezza ieri a Barquisimeto, è emerso. Perchè dietro di lui sono in corso manovre poco limpide, a cui si prestano sia Falcon che il PPT. Questo è deplorevole ma è un dato di fatto. Quando dicono ‘Oh no, siamo con Chavez’ dicono una bugia. È la borghesia che è dietro a tutto questo. Non vedete che la borghesia applaude il governatore di Lara? Perchè non lo attaccano? Perchè dietro le quinte sono già stati fatti accordi”.

Questi sono i fatti. Il punto è che la vasta maggioranza di tutti i giornali di destra erano euforici dell’ uscita di Falcon dal PSUV. Falcon e il PPT danno garanzie a tutti che sono dalla parte del “Chavismo Blu”, ritenuto più tollerante del tipo di Chavismo auspicato dallo stesso Chavez. Ma si tratta solo di uno specchietto per le allodole per dire che in realtà hanno rotto col chavismo e stanno di fatto combattendo per un programma completamente diverso: la controrivoluzione con una maschera democratica.

In una recente intervista a Últimas Noticias Josè Albornoz, segretario generale del PPT, ha detto come fosse un peccato che persone come Ismael Garcia ed il suo partito PODEMOS avessero lasciato il campo rivoluzionario, poichè al suo interno avrebbero potuto esercitare un’influenza maggiore. Pensava fosse soltanto una spiacevole incomprensione ed una questione di “sentimenti selvaggi e incontrollabili” che avevano lasciato che PODEMOS tradisse la rivoluzione nella rincorsa verso il referendum per le riforme costituzionali nel 2007!

Questa è una logica estremamente peculiare. La verità è che Ismael Garcia e il suo partito PODEMOS non sono mai stati rivoluzionari, ma dei socialdemocratici per qualche tempo interni alla coalizione chavista, per cercare di rallentare il passo della rivoluzione. Ma per loro era troppo difficile persino ingoiare la limitata riforma costituzionale, così hanno deciso di unirsi all’opposizione, dove l’opposizione ha campo libero, e portare avanti una campagna anticomunista per il NO nel referendum. Ma questo per Albornoz era solo un’incomprensione!

Quello che Albornoz in realtà va dicendo è che il suo partito sta cercando di fare lo stesso del PODEMOS (e prima ancora del MAS), vale a dire mettere un freno sulla rivoluzione e raggiungere un accordo con la classe dominante. In altre parole rappresenta una quinta colonna all’interno della rivoluzione. Molti membri di base del PPt lo hanno capito. Più di 200 attivisti hanno abbandonato il partito e sono entrati nel PSUV. Ma d’ altro canto Albornoz ha reso noto che 20.000 persone hanno richiesto l’iscrizione dopo l’entrata di Falcon nel partito. Non ci sono dubbi sulla classe di appartenenza di queste 20.000 persone. Sono gli strati della borghesia, piccola e non, che cercano un modo per disfarsi di Chavez e al tempo stesso della rivoluzione.

Negli anni recenti abbiamo visto una lunga lista di rinnegati abbandonare la rivoluzione: Arias Cardenas (che poi è ritornato sui suoi passi nel 2006), il MAS, Luis Miquelena, Baduel, Ismael Garcia e il PODEMOS e potremmo fare molti altri nomi. Ma stavolta è probabile che Falcon sarà in grado di organizzare settori più ampi dell’ insoddisfatta classe media, insieme ad elementi borghesi, sotto la bandiera del “Chavismo blu”, della “tolleranza” e della “riconciliazione”.

La controrivoluzione incentiva il caos e la violenza

A ciò dovrebbe aggiungersi la recente attività dell’opposizione finalizzata a sabotare e a creare disillusione ovunque possibile. A gennaio gli studenti dell’opposizione appartenenti alla classe media hanno manifestato cercando volutamente lo scontro fisico utilizzando il pretesto della possibile chiusura della RCTV (un canale televisivo temporaneamente disattivato dai suoi proprietari perchè non rispettavano la legge venezuelana. Questi eventi hanno provocato la morte di uno studente chavista di Merida e numerosi feriti in altri parti del Paese.

Successivamente, il 21 marzo, c’è stato uno sciopero dei trasporti di 36 ore a Caracas. In verità si è trattato di una serrata padronale, dove i proprietari dei mezzi di trasporto privati hanno deciso di interrompere il traffico. Ma i lavoratori organizzati nell’Unione dei Trasporti Uniti di Caracas, guidata dal presidente Richard Manbel, ha respinto questa serrata e molti autisti sono ugualmente andati al lavoro. Solo il 5% dei lavoratori si è unito allo sicopero, e il servizio funzionava normalmente. Così il tentativo padronale è miseramente fallito. Proprio come in occasione della serrata padronale del Dicembre 2002, è stata l’azione della classe lavoratrice a salvare la situazione.

Un altro aspetto cruciale del tentativo controrivoluzionario di destabilizzare il Paese è il perdurante sabotaggio e speculazione nel settore alimentare. Una recente inchiesta mostra che il rapporto di differenziazione dei cibi disponibili era ai suoi livelli minimi nel mese precedente il Referendum Costituzionale del dicembre 2007, che Chavez ha perso per pochi voti, mentre la scarsità di cibo era ai suoi massimi, come dimostra il grafico a fianco

Non si è trattato di una coincidenza. I capitalisti del settore alimentare ha operato un tentativo ben architettato, e deliberato, per creare confusione, demoralizzazione e frustrazione tra le masse che in precedenza avevano votato per Chavez. Sapevano che non sarebbero stati in grado di conquistare le masse alla causa controrivoluzionaria, ma il loro scopo era di demoralizzarle. Questo era proprio quello che sarebbe accaduto: circa tre milioni di persone nella base del movimento bolivariano si sono astenute alle votazioni, dando così agli escualidos una vittoria di misura. La scarsità di cibo in Venezuela è parte di una campagna concertata e ben organizzata dalla controrivoluzione.

La possibilità che ciò si possa ripetere nei mesi che precedono le elezioni parlamentari di settembre è del tutto probabile, poichè i principali distributori e supermercati sono ancora nelle mani dei capitalisti. Chavez sta cercando di estendere lsa rete dei supermercati Mercal che sono di proprietà statale, ma in realtà ad oggi ammonta solo al 7%[iv] della quantità complessiva di cibo disponibile. Questo non può di per compensare l’ enorme perdita generata dall’accaparramento, dalla speculazione e dall’ inflazione elevata in tutto il settore alimentare in mano ai privati.

Il problema principale è duplice: da un lato, il settore alimentare di proprietà dei privati rimane in gran parte intoccabile (con piccole eccezioni, come a Exito e Cargill) e non c’è monopolio sul commercio estero; dall’altro lato, la produzione nazionale di cibo rimane molto ridotta e la riforma agraria del 2001 non ha prodotto nessuna significativa distribuzione della terra ai contadini poveri. Quei contadini che hanno ottenuto un pezzo di terra si sono visti, in molti casi, rifiutare i crediti agevolati che erano stati promessi e così le terre sono rimaste incolte.

Le elezioni politiche

Gustavo Tarre Briceno, uno dei controrivoluzionari più incalliti e già dirigente del partito cristiano-sociale COPEI, ha affermato di recente che “il governo va così male che è possibile vincere le elezioni”. Ovviamente è un’ esagerazione bella e buona, che esiste solo nella sua testa. I governi della Quarta Repubblica erano viziati protettori del capitale, e servivano per mantenere lo sfruttamento della grande maggioranza dei lavoratori e dei poveri. Chavez è stato il primo a rompere con questo. Nondimeno è vero che molti riformisti e burocrati che circondano Chavez sono incapaci di risolvere i problemi più pressanti del Venezuela, come l’ elettricità, la casa, la scarsità di cibo e l’insicurezza sociale. La principale ragione di questo è che non osano rompere con il capitalismo e con la proprietà privata.

Nella stessa intervista Tarre Breceno spiega la strategia dell’ opposizione. Ha affermato che persino in caso l’ opposizione non ottenga la maggioranza nell’ Assemblea nazionale, “ il Parlamento diventerà un centro di dibattito nazionale” e che di per sè questo “rappresenterebbe un cambiamento qualitativo”. Così abbiamo delineata un piano controrivoluzionario. Anche se pensano di ottenere – diciamo – il 40% dei voti, useranno tutti questi deputati per bloccare o ritardare le iniziative del governo. Faranno percorrere il paese in lungo e in largo a questi rappresentanti e mobiliteranno le masse volubili della piccola borghesia e della classe media. Questa è la prima parte di un piano la cui meta è far fuori Chavez e sotterrare la rivoluzione. Le masse bolivariane sono molto preoccupate per questo, ma sono profondamente insoddisfatte anche della burocrazia nel PSUV. Questo si riflette in un’ interessante intervista un paio di mesi fa con Alberto Muller Rojas il precedente vice-presidente del PSUV, che ha detto che Chavez sta sedendo sopra un nido di scorpioni, riferendosi a molti dei riformisti al governo e nel partito.

Nella stessa puntata di Alo Presidente in cui Chavez ha attaccato Falcon e dichiarato che non può esserci accordo con l’elite al governo, ha di nuovo sottolineato che lo stato capitalista deve essere spazzato via e ha criticato quelli che hanno auspicato un “mercato socialista”, il mantra più recente dei riformisti all’ interno del movimento bolivariano. Queste idee si collegano allo stato d’ animo critico che si è sviluppato nella base del PSUV.

È in questo contesto che le idee del marxismo hanno una platea molto attenta. Recentemente l’ Assemblea dei movimenti Popolari a Caracas ha adottato la proposta di un programma per il PSUV presentato dai Marxisti come proprio, e come risultato è stato fatto circolare fra tutti idelegati per la discussione. Le stesse idee sono state entusiasticamente ricevute alle assemblee della Gioventù Bicentenaria, il nuovo fronte delle organizzazioni giovanili bolivariane. Questo conferma che la base continuerà a lottare per cambiare il PSUV e trasformarlo in uno strumento che può portare fino in fondo la rivoluzione adesso e per sempre.

25 Marzo 2010

Visita il sito dei marxisti venezuelani: Lucha de Clases

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